D


DALF, DELF

Sigle corrispondenti a Diplome d'étude en langue française (DEFL) e a Diplome approfondi en langue française (DALF): si tratta di due certificazioni [>] ufficiali di lingua francese.


DBS (language teaching)

La sigla sta per Direct Broadcast System, cioè per trasmissione televisiva via satellite ( > Tecnologia glottodidattica)


Deduttivo vs Induttivo

Si tratta di una delle dicotomie fondamentali del dibattito psico-pedagogico di questo secolo, che ha visto il progressivo abbandono di approcci deduttivi come quello formalistico [>] a favore di approcci induttivi.

Nella prassi glottodidattica questo passaggio si è evidenziato nel passaggio dall'insegnamento esplicito della grammatica alla riflessione [>] sulla lingua, dall'uso di schemi compiuti a quello di schemi aperti [>].


Delayed oral practice

Metodologia che prevede una notevole distanza temporale tra il momento in cui un testo viene presentato per la comprensione e il momento in cui si chiede di utilizzare elementi presenti in quel testo. Questa prassi si fonda sull'osservazione che sia nell'acquisizione della lingua materna sia nell'apprendimento spontaneo [>] di una seconda lingua si registra un periodo silenzioso [>].

Per aiutare gli allievi a superare il periodo si silenzio si possono proporre la ripetizione regressiva [>] o forme di drammatizzazione [>], che riducono il filtro affettivo [>].


Denotazione > Connotazione vs Denotazione


Dépaysement

Una lingua straniera [>], a differenza della lingua seconda [>], è anche "estranea", lontana dall'ambiente in cui vivono quotidianamente gli allievi. Per evitare che l'estraneità fisica si tramuti in estraneità psicologica e in crollo motivazionale, dall'ASTP [>] in poi ci si è posti il problema del Dépaysement, cioè della necessità di staccare l'allievo dalla sua realtà locale nel momento in cui studia una lingua straniera.

Durante l'ASTP e nelle migliori realizzazioni dell'approccio strutturalistico [ >] si affidava il dépaysement al un parlante nativo, che con la sua sola presenza avrebbe dovuto condizionare l'allievo, aprirlo alla lontana realtà della cultura straniera.

Negli anni Sessanta e Settanta il dépaysement fu invece tentato con la creazione di "aule di civiltà", che dovevano dare allo studente la sensazione di essere nel paese straniero.

Oggi il processo di dépaysement è affidato all'uso di mass media sempre più internazionalizzati; in particolare, un ruolo essenziale viene svolto dalla possibilità di portare il paese straniero nell'aula di lingue attraverso la tecnologia didattica [>], soprattutto attraverso la televisione via satellite e le videoregistrazioni.


DES > CEELT


Dettato

Trascrizione di un testo ascoltato dall'insegnante o da un registratore.

Tra le varianti del dettato notiamo il dettato-cloze, in cui l'allievo deve scrivere solo le parole mancanti in un testo (> Cloze) e la dicto-comp(osition) che, malgrado il riferimento alla composizione, è una forma di riassunto guidato o di riscrittura: l'allievo trova le parti iniziali delle frasi e deve completarle sotto dettatura (> Completamento).

Affinché il dettato produca acquisizione [>] è necessario che non crei ansia: in questa prospettiva, l'autocorrezione o la correzione incrociata tra compagni trasformano una prova altrimenti ansiogena in una stimolante sfida personale.

Il dettato varia di oggetto a seconda delle lingue:

- in italiano, spagnolo o latino, lingue in cui il problema ortografico è minimo, il dettato riguarda la mera competenza grafemica;

- in russo o greco il dettato sviluppa anche la padronanza alfabetica;

- in francese il dettato implica una notevole analisi morfosintattica, in quanto le desinenze del maschile e del femminile nonché molte desinenze verbali compaiono allo scritto ma non nella lingua orale;

- in inglese il dettato è una prova primariamente ortografica, anche se saper distinguere, ad esempio, un plurale o una terza persona terminanti in -s da un genitivo o una contrazione di is in 's presuppone un'analisi sintattica.

Malgrado la percezione diffusa, il dettato risulta inaffidabile come test.


Dettato-disegno, dettato-Picasso

Il dettato-disegno si realizza "dettando" le caratteristiche di un disegno che l'allievo deve eseguire mano a mano che ascolta.

E' un tecnica ludica che può anche essere svolta a coppie e mette n gioco le nozioni di spazio ("sopra", "a sinistra", ecc.) e il lessico relativo al contesto [>] situazionale della scenetta che viene "dettata", per cui risulta utile per lo sviluppo della competenza lessicale [>].


DIAL

Acronimo usato da alcuni studiosi italiani che significa Dispositivo Innato di Acquisizione Linguistica e corrisponde al LAD [>] di Chomsky.


Dialogare

Nella prassi didattica, questa abilità [>] linguistica viene spesso definita come saper "parlare" [>], anche se in realtà è un'abilità più complessa in quanto integra il saper comprendere e il saper parlare, producendo testi che non sono la semplice giustapposizione di fasi di ascolto e di produzioni, ma hanno regole di coerenza [>] e coesione[>] spesso più complesse di quelle dei testi monologici: il dialogo, infatti, è il risultato di una negoziazione continua sia sul piano semantico (i significati pragmatici oltre che linguistici) sia su quello linguistico e, spesso, sociolinguistico.

I processi mentali che sottostanno al saper dialogare (e che quindi vanno sviluppati per raggiungere tutte e tre le mete [>] dell'educazione linguistica) sono principalmente:

- la definizione dei propri scopi primari e secondari: sui primi non si transige, se si vuole che la comunicazione abbia esito felice, mentre i secondi sono oggetto di negoziazione;

- l'analisi del genere (ad esempio, "dialogo vis à vis" oppure "telefonata") e delle sue regole;

- l'analisi della situazione [>] al cui interno si attua l'evento [>] comunicativo;

- la scelta della "chiave" (nella terminologia di Hymes), cioè dell'atteggiamento psicologico da far trasparire: disponibilità, amicizia, ironia, antagonismo, ecc.: è una scelta che agisce specificamente sulle competenze paralinguistica [>], extralinguistica [>], sociolinguistica [>] e lessicale [>];

- la progettazione di un testo aperto, caratterizzato cioè da una struttura che, attraverso la negoziazione, verrà defininedosi nel corso dello scambio comunicativo, a differenza da quanto avviene nella progettazione di un testo scritto (la "scaletta").

Dopo le fasi suddette, si procede alla realizzazione linguistica, caratterizzata da una coesione testuale e da una correttezza morfosintattica assai minori di quanto non avvenga nei testi scritti; nel dialogo, infatti, l'efficacia [>] pragmatica e l'appropriatezza [>] socio-culturale sono più rilevanti della correttezza [>].

La capacità di dialogare è essenziale nell'ambito dell'approccio comunicativo [>] e viene sviluppata con le molte tecniche di simulazione che raggruppiamo nei termini roleplay [>] e scenario [>]. Spesso tuttavia si rimane nell'ambito della skill (> abilità), cioè della realizzazione pura e semplice di dialoghi standardizzati, molto basati su routines [>] e atti comunicativi [>] preordinati. E' invece necessario che si curi anche la "ability" (> abilità) cognitiva, cioè portare gli allievi a riflettere sui processi elencati sopra.


Dialogo a catena

Un allievo (o l'insegnante) inizia un dialogo (ad esempio: "Quanti anni hai?") ed un suo compagno risponde e poi rilancia la domanda ad un altro ("11 anni. E tu?") e così via. Questa tecnica può essere impostata come gioco a squadre, in cui a ogni risposta errata o ritardata un allievo viene eliminato.

Questa tecnica è adatta ad esercitare e fissare alcuni atti comunicativi [>] nonché le strutture grammaticali con cui queste si realizzano.


Dialogo aperto

Si tratta di una forma estrema di completamento [>] di un testo dialogato: sono presentate solo le battute di un personaggio e l'allievo deve inserire quelle dell'altro personaggio, tenendo conto della coerenza globale del testo e della coesione con le battute precedenti e seguenti.

Questa tecnica mette in gioco le competenze linguistiche e sviluppa particolarmente le competenze testuale [>] e pragmatica [>].


 

Dialogo bilingue, poliglotta

Si tratta di una prassi sempre più diffusa tra persone che parlano lingua note a tutti i partecipanti allo scambio comunicativo: ciascuno usa la propria lingua, nella certezza che gli altri lo comprendono.

Negli anni Novanta ha cominciato ad affermarsi una tendenza, sostenuta dall'Unione Europea, a studiare i modi per trasformare questa prassi in un articolato progetto glottodidattico, soprattutto tra parlanti di lingue vicine tra loro (come quelle romanze al sud e quelle scandinave al nord).


Dichiarativa vs procedurale, Conoscenza

L'enciclopedia [>], cioè le conoscenze del mondo di una persona, è organizzata nella mente secondo modalità ancora largamente ignote. Una delle ipotesi più accettate è la dicotomia tra conoscenze dichiarative, composte di un'unica proposizione ("il ghiaccio è freddo", "il ghiaccio è fatto d'acqua"), che si apprendono isolatamente e si sistemano poi in schemi [>], e conoscenze procedurali, basate sul meccanismo "se... allora..." ("se metti ghiaccio in un whisky, si rinfresca ma si annacqua"), che si apprendono in situazione e si organizzano in scripts [>]. Fasci di procedure costituiscono le strategie [>].

Nella lingua, la dimensione morfologica è costituita da dichiarazioni, quella sintattico-testuale da procedure.


Dicto-comp(osition) > Dettato.


Diglossia > Bilinguismo.


Diretto, Metodo

Malgrado il nome si riferisca a un metodo, si tratta in realtà di un approccio [>], cioè di una vera e propria 'filosofia' glottodidattica, il cui perno è l'idea che la lingua straniera si acquisisce esattamente come la lingua materna, cioè attraverso l'esposizione il più intensiva possibile. Da qui una serie di corollari, quali

- l'assoluto rifiuto di un docente che non sia madrelingua,

- l'esclusione della lingua materna degli studenti dalla classe, anche nelle prime fasi del corso,

- la priorità ai materiali autentici [>],

- lo studio della grammatica formale solo come punto d`arrivo del percorso di insegnamento.

Questo approccio si impose in Europa centro-settentrionale e in America alla fine del secolo scorso, come reazione all'approccio formalistico [>] che dominava la scena; uno dei suoi propugnatori, lo svizzero Berlitz, lo definiva "metodo naturale", ma oggi l'aggettivo "naturale" è stato ripreso da Krashen e Terrell per il loro metodo, basato sulla Second Language Acquisition Theory [>]. Un altro teorizzatore del metodo diretto, Palmer, lo definiva "metodo orale", ma questa denominazione non si è mai imposta ed è stata poi utilizzata per un approccio totalmente diverso, quello "audio-orale" o "strutturalistico" [>] (detto audio-lingual, in inglese).


 Direzionalità

E' un concetto basilare delle teorie neurolinguistiche [>]. Secondo questo fenomeno, non solo il cervello opera secondo due modalità diverse a seconda dell'emisfero (> bimodalità), ma le informazioni vengono elaborate dal cervello secondo la direzione che va dall'emisfero destro (globalità, visualizzazione, contestualizzazione, analogia, simultaneità) verso quello sinistro (analisi, verbalizzazione, logica, sequenzialità).

Le implicazioni glottodidattiche di questo principio sono formidabili, in quanto funzionano "secondo natura" solo i modelli operativi di natura induttiva, soprattutto l'unità didattica [>].

Il principio di direzionalità è implicitamente accettato anche dalla Second Language Acquisition Theory [>] che considera l'acquisizione [>] come precondizione per l'apprendimento.

L'applicazione rigida del principio di direzionalità è temperata da un secondo principio neurolinguistico, il modal focusing [>] e viene in parte contestata dai sostenitori della cosidedtta "ipotesi dello stadio" [>].


Discorso > Testo.


Discreto

E' il participio passato di "discernere", entrato nell'uso glottodidattico italiano attraverso l'inglese discrete, usato per indicare l'insegnamento o la verifica di elementi "isolati": singole parole, singole strutture grammaticali, e così via.


Dislessia

Dagli Novanta si è iniziata una collaborazione tra studiosi di glottodidattica e logoiatri e logopedisti, in quanto molti lievi disturbi del linguaggio possono essere risolti in ambiente scolastico anziché in ambulatorio o in ospedale. La dislessia, nelle sue forme più lievi (che sono assai diffuse) è uno di questi disturbi.

La dislessia è un disturbo funzionale della lettura, che può andare da forme lievi (spesso transitorie) quali la confusione di coppie di lettere (b/d; p/q) a forme in cui sono intere parole o sintagmi a non essere leggibili e che vengono sostituiti a senso attraverso la expectancy grammar [>] del lettore.

Tra le cause della dislessia se ne indicano alcune neurologiche (c'è una componente di ereditarietà; spesso c'è una carente lateralizzazione) e altre ambientali, specie di carattere affettivo.

La collaborazione tra neurolinguisti, psicolinguistici e glottodidatti ha portato alla definizione di un "approccio neuropedagogico" [>] per fronteggiare i casi lievi di dislessia, che sono molto più diffusi di quanto di percepisca.


Distrattore > Scelta multipla.


Dizionario vs Vocabolario

Questi due termini sono spesso usati come sinonimi, ma in realtà

- "dizionario" indica la sistemazione formalizzata del vocabolario, di solito in ordine alfabetico;

- "vocabolario" è il patrimonio lessicale di una lingua o di una persona, di uno scrittore, di un'unità didattica.

Il dizionario può essere mono- o bi-lingue; apprendere ad usare il dizionario è un obiettivo glottodidattico essenziale, soprattutto in prospettiva dell'autonomia dello studio.

Un vocabolario "fondamentale" è un repertorio in cui le parole non sono indicate in ordine alfabetico ma secondo la loro frequenza d'uso (cioè il loro "rango" statistico").

Negli anni Cinquanta e Sessanta, quando i primo spogli elettronici consentirono di creare dizionari fondamentali, vennero pubblicati il Français fondamental, il Gründdeutsch e il Basic English, che fornivano il corpus lessicale di base per l'approccio strutturalistico [>]. Con l'approccio comunicativo risultò evidente che le indicazioni di un vocabolario fondamentale andavano temperate alla luce della frequenza non solo lessicale ma anche situazionale.

Oggi i vocabolari fondamentali sono costruiti con metodiche statistiche molto accurate e forniscono una guida essenziale per la costruzione e la gradazione del materiale didattico, insieme ai livelli soglia [>] che elencano gli atti comunicativi [>] più frequenti.


Domanda

E' la tecnica più diretta per la verifica della comprensione, ma si basa su un falso pragmatico (chi pone la domanda conosce già la risposta) che ne spiega l'effetto demotivante. Le domande possono essere referenziali, che trovano cioè un preciso riscontro nel testo, o inferenziali se richiedono di passare oltre la lettera del testo.


Domanda "sì/no" o "vero/falso" > Scelta multipla.


DOP > Delayed Oral Practice.


Doppia lingua straniera > Educazione linguistica.


DOTE > CEELT


Drammatizzazione

Forma di simulazione [>] che non concede agli attori alcuna libertà, trattandosi di recitare (leggendo oppure a memoria) un testo predisposto dal manuale, dall'insegnante o dalla classe stessa. In quest'ultima variante, la classe può essere invitata a predisporre il testo drammatico partendo da testi di altro tipo, ad esempio da testi narrativi quali favole o racconti: così facendo gli allievi apprendono a suddividere un testo nelle varie situazioni [>] e a caratterizzare dal punto di vista sociolinguistico [>] i vari personaggi in base ai loro ruoli sociali, culturali e psicologici.

Se viene registrata e poi analizzata insieme agli allievi, la drammatizzazione consente di lavorare in profondità sulle competenze fonologica [>], paralinguistica [>] ed extralinguistica [>]. Tra i vantaggi di questa tecnica emerge la quantità di lessico che viene memorizzato all'interno di "copioni" situazionali (> competenza lessicale), nonché la fissazione di molti atti comunicativi [>] comuni.


Drill

Esercizio ripetitivo focalizzato su un elemento minimale (> Strutturale, esercizio).


DTEFLA > CEELT