K

KDS > ZDAF.


L


L1, L2... Ln

Sigle utilizzate per indicare la prima lingua, la seconda, e così via. Si tratta di espedienti comodi da usare ma molto ambigui: la "L1" infatti è la lingua materna, ma spesso può essere un dialetto mentre chi usa la sigla intende la lingua nazionale; "L2" diviene poi ancora più ambiguo, non solo perché molte realtà sono più o meno esplicitamente bilingui (in Italia il dialetto è compreso praticamente da tutti, e quindi è "L2"), per cui la lingua straniera sarebbe "L3"... ma in molte scuole si studiano due o più lingue, moderne e classiche, e quindi ciascuna sarebbe "L3".

Per una maggiore chiarezza queste sigle, che vengono ormai usate da pochi studiosi, possono essere modificate in LN per la lingua nazionale, LS1, LS2, LS3 ecc. per le varie lingue straniere studiate, e LC1 e LC2 per latino e greco nelle scuole classiche.


Laboratorio linguistico > Tecnologia didattica.


LAD, LASS

LAD (Language Acquisition Device) è il modo in cui Chomsky ha denominato il meccanismo innato di acquisizione linguistica, caratteristica propria del homo loquens.

Considerando il meccanismo del LAD in chiave di psicologia evolutiva Bruner ritiene che esso sia insufficiente a spiegare l'acquisizione se non si considera anche il LASS, cioè il Language Acquisition Support System, costituito dall'aiuto che il bambino riceve da parte degli adulti e di altri bambini più grandi. Nell'insegnamento linguistico, il principale ruolo del docente sarebbe quello di gestire il LASS, costituito dalla sua azione didattica e dall'uso che egli fa dei sussidi, dei materiali vari, ecc.

Krashen ha ripreso l'ipotesi del LAD e ha elaborato una serie di ipotesi che spiegano come esso verrebbe attivato e, quindi, come procedere ad un insegnamento delle lingue secondo un approccio "naturale" (> Second Language Acquisition Theory).


Language Acquisition Device > LAD, LASS.


Language Acquisition Support System > LAD, LASS.


Langue vs Parole

E' una delle dicotomie individuate da Saussure, il padre della linguistica moderna. La langue è l'intero sistema linguistico (materiali e regole di combinazione; > codice) a disposizione di una comunità; la parole è l'uso individuale che ciascuna persona fa della langue.

La rilevanza glottodidattica di questa opzione è fondamentale: alcuni approcci, come quello formalistico [>] e quello strutturalistico [>] prendono la langue come punto di partenza, mentre l'approccio comunicativo [>] muove dalla parole per tendere all'acquisizione di una sezione via via più completa della langue che per altro non è mai pienamente conosciuta ad alcun parlante nativo e che si modifica ogni giorno.


LASS > LAD, LASS.


Lessicale, Approccio

Proposto da Lewis nei primi anni Novanta, l'approccio lessicale dà voce a molta ricerca che, pur convinta della strada intrapresa negli anni Sessanta quando si abbandonarono l'approccio formalistico [>] e quello strutturalistico [>], non era pienamente soddisfatta con la strada segnata dal metodo nozionale-funzionale [>] , che riconosce alla pragmatica [>] la centralità dell'approccio comunicativo [>].

L'approccio lessicale attribuisce invece un ruolo centrale alla dimensione semantica, specialmente al lessico, e propone un uso intensivo di materiale da comprendere per arricchire il vocabolario, nella convizione che nella comunicazione conti di più aver strumenti per comunicare concetti, significati, piuttosto che per strutturare correttamente parole, frasi, testi.

Nella prassi, indicazioni di questo approccio vengono sempre più accolte nelle fasi iniziali dell'apprendimento linguistico.

 

 Lessico, Competenza lessicale

Questa componente della competenza comunicativa [>] include il complesso di regole che governano la scelta delle parole, la loro generazione attraverso affissi, la loro valutazione in termini di connotazione [>], la distinzione tra il significato ed il valore di una parola nel suo uso contestualizzato (> Significato vs valore).

Uno dei grandi problemi glottodidattici è quello della memorizzazione, prima, e del recupero, poi, del lessico. Esso non viene memorizzato in elementi separati, ma secondo schemi [>] quali i cosiddetti "campi semantici" (blocchi di parole che concernono, ad esempio, le dimensioni, i colori, ecc.) o all'interno di "copioni" situazionali (> Script), cioè della serie di atti comunicativi [>] che possiamo prevedere in situazioni quali "al bar", "in un campo di calcio", ecc.; inoltre la memorizzazione avviene per sistemi chiusi ("grande-piccolo", ad esempio, più tutti i gradi intermedi, i sinonimi che si includono, ecc.). Pertanto, l'acquisizione della competenza lessicale non può essere attuata per liste, ma solo con attività situazionalizzate (dalle drammatizzazioni [>] strutturate agli scenari [>] più complessi), o con tecniche come la poesia [>], il dettato-disegno [>], e così via.

Negli anni Novanta si è notato il ritorno di alcuni settori della ricerca glottodidattica all'interesse per la dimensione lessicale nell'acquisizione di una lingua (> Lessicale, Approccio).


Lessicultura

Questo termine, proposto da Galisson e divenuto comune in Francia come lexiculture, descrive il particolare valore aggiunto al significato delle parole ad opera del contesto culturale del momento. Si tratta di una carica culturale condivisa solo dai parlanti nativi che si trovano in quel momento a vivere nella cultura di quel popolo&nbsp: ad esempio, "compagni di merende" è una frase innocua per un italiano che non abbia seguito le vicende del "mostro di Firenze" a metà degli anni Novanta, ma chi l'ha usata in quegli anni riferendosi al Capo dello Stato è stato condannato per vilipendio a causa del suo significato lessiculturale.

La presenza della lessicultura, e il suo ruolo come ostacolo alla comunicazione tra nativi e non nativi, consiglia l'uso di documenti autentici, video, film, ecc. nell'insegnamento delle lingue straniere a studenti avanzati.


Lettura

Abilità [>] primaria, ormai presente i tutti i curricoli (anche se in maniera indiretta e non approfondita nell'insegnamento precoce [>]), basata sul processo e sulle tecniche di comprensione [>].

La lettura può essere estensiva, mirante cioè solo alla comprensione globale (> Skimming) del testo o all'individuazione di alcune informazioni precise (> Scanning), oppure può essere intensiva, quando si analizzano le caratteristiche formali o concettuali di un testo [>].


Lettura, metodo della > Reading Method


Lezione

E' un modello operativo [>] tra i più diffusi. Si basa sulla lectio, che è tipica dell'educazione religiosa: un sacerdote legge un testo sacro parcellizzato in brevi frammenti e lo commenta; i fedeli ascoltano in silenzio, compiendo un atto di fede nel fatto che alla fine del corso avranno la visione globale del testo.

Nella glottodidattica formalistica [>] questo modello aveva una giustificazione: la grammatica era un "testo sacro", l'insegnante ne era l'interprete autorizzato e, lezione dopo lezione, declinazione dopo declinazione, si raggiungeva la visione globale della lingua, intesa come complesso di regole e bagaglio di lemmi.

Con l'avvento dei vari metodi diretti [>] e con l'affermarsi dell'approccio comunicativo [>] la lezione ha smesso di trovare giustificazione: la competenza comunicativa [>] interrela una grande pluralità di componenti che è impossibile parcellizzare in lezioni; inoltre l'insegnante non si sente più (né lo percepiscono più gli allievi) come un `sacerdote' autorizzato a spiegare la lingua, tale è l'intreccio di varietà [>] che essa presenta, tale è la complessità della comunicazione. Di conseguenza la lezione non è più in grado di rispondere alle necessità dei nuovi approcci e sempre più spesso dunque si adotta il modello dell'unità didattica [>], che racchiude al suo interno più lezioni di diversa natura.


Lingua franca

Termine latino che indica una lingua usata per consentire gli scambi internazionali. Il latino nel medioevo, l'inglese oggi sono due esempi di lingua franca.

Sebbene nella lingua franca sia accettata una certa semplificazione di lessico e morfosintassi e non si richieda una buona padronanza fonologica, la lingua franca rimane comunque una lingua ben più strutturata del pidgin [>].

Spesso si usa erroneamente "lingua internazionale" [>] come sinonimo di "lingua franca".


Lingua per scopi accademici

Espressione calcata su English for Academic Purposes, che indica lo studio di una lingua da parte di

- studenti coinvolti nei progetti di scambio internuniversitario o che studiano in un'università straniera: in tal caso, oltre alla microlingua scientifico-professionale [>] propria dell'ambito di studi, si tratta di sviluppare alcune abilità come quella di ascolto, stesura di appunti, di relazioni, di saggi di fine corso;

- studiosi che leggono frequentemente e talvolta devono scrivere testi scientifico-professionali e che quindi devono conoscere le regole retoriche di questo genere [>] nelle varie lingue. Se un docente deve insegnare all'estero, la lingua per scopi accademici include anche una riflessione sulla natura della "lezione accademica" nella cultura straniera, in quanto si tratta di un genere che varia fortemente da sistema a sistema.


Lingua vs Linguaggio

Un linguaggio è un insieme di segni e di regole di combinazione tra segni: c'è il linguaggio dei fiori, la segnaletica stradale, ecc.

La lingua è il linguaggio verbale e, occasionalmente, trascritto), quello cioè i cui signifiants [>] sono composti di fonemi che, raggruppati, creano parole.

Tra le caratteristiche qualificanti di una lingua c'è quella che Martinet chiama "doppia articolazione": ogni parola può essere articolata, suddivisa due volte, la prima ottenendo un "lessema" che porta il significato lessicale (tradizionalmente chiamato `radice') e un "morfema" che aggiunge il significato grammaticale ("è sia la tradizionale "desinenza" sia, ad esempio, l'alternanza [ei] / [u:] che indica il tempo in take / to oppure il morfema intonativo che si attua in italiano per indicare la forma interrogativa); lessemi e morfemi possono essere suddivisi una seconda volta individuando i loro "fonemi", cioè le unità minime sul piano fonologico.

Un'altra caratteristica propria della lingua, che la identifica rispetto ai linguaggi, è la sua capacità metalinguistica riflessiva, cioè la possibilità di usare la lingua per parlare della lingua stessa.


Linguaggi settoriali/speciali(stici) > Microlingua (scientifico-professionale).


Linguistica

La linguistica è la scienza che studia la lingua in quanto tale e le varie lingue naturali.

Negli ultimi anni si preferisce parlare di "scienze del linguaggio", nozione-ombrello che include la linguistica (intesa come teoria della lingua), la filosofia del linguaggio, la sociolinguistica [>], la linguistica pragmatica [>], quella computazionale e quella testuale [>], l'etnolinguistica e, secondo alcuni, anche la psicolinguistica [>], disciplina che altri studiosi includono nell'ambito più propriamente psicologico.

A seconda del suo specifico, la linguistica può essere diacronica, dedicata cioè alla storia della lingua, o sincronica.

Rilevante sul piano glottodidattico è il contributo della linguistica contrastiva, che cerca di predire l'occorrenza di errori attraverso il confronto tra le due lingue. Oggi questa accezione forte del contrastivismo, che rimanda al nome di Robert Lado e agli anni Cinquanta-Sessanta, viene contestata perché in realtà non è possibile confrontare singoli elementi del sistema linguistico, bensì i due sistemi. Ma in tal modo si giunge ad una "comparazione", che può offrire preziose indicazioni ma che non ha più la pretesa di predire con accuratezza le "zone d'ombra" (cioè strutture che compaiono in una lingua e non in un'altra, creando così difficoltà) e le interferenze [>].

Come si vede, la linguistica i senso tradizionale è per così dire esplosa creando una serie di scienze semi-autonome o di confine; un aspetto particolare di questa costellazione è la linguistica applicata [>], che includeva nel suo ambito anche la glottodidattica fino agli anni Sessanta, quando quest'ultima scienza è resa autonoma assumendo, accanto alla componente linguistica, quelle antropologica, psicologia e pedagogica (> glottodidattica).


Linguistica, Competenza

Prendendo le mosse dal concetto di competenza [>] (che originariamente Chomsky applicava anzitutto alla sintassi) la sociolinguistica degli anni Settanta ha usato "competenza linguistica" per indicare la dimensione specificamente linguistica della "competenza comunicativa" [>], e precisamente le competenze fonologica, grafemica, morfosintattica e lessicale.

Negli anni Ottanta, soprattutto in ambito glottodidattico, si è inclusa nella competenza linguistica anche la dimensione testuale [>].

Molti degli approcci che hanno dominato dal Settecento a questo secolo, ad eccezione del metodo diretto [>] e di quello comunicativo [>], ponevano la competenza linguistica come meta dell'insegnamento, ma oggi questa impostazione pare definitivamente tramontata.


Livello soglia > Progetto lingue moderne.


LSP

La sigla sta per Language for Specific (o, in alcuni autori, Special) Purposes; > Microlingue scientifico-professionali .


Ludica, Attività > Ludica, Glottodidattica..


Ludica, Glottodidattica

Tradizionalmente legata all'insegnamento precoce [>] delle lingue, oggi un atteggiamento ludico viene perseguito a tutti i livelli, non solo attraverso l'uso di giochi didattici (games, in inglese), ma piuttosto attraverso un impianto giocoso (con riferimento all'inglese play), un'atmosfera rilassata, il ricorso alle tecniche di simulazione, che in tedesco, in inglese e in francese includono un riferimento diretto alla ludicità (Roleplay, Jeu de rôle, Rolenspiele).

La ludicità è essenziale per poter realizzare dialoghi e simulazioni, perché solo all'interno di un atteggiamento di gioco si possono motivare due persone della stessa lingua, che vivono nello stesso quartiere e frequentano la stessa classe, ad interagire faticosamente tra loro in una lingua straniera.