N


Naturale, Approccio > Diretto, Metodo; > Second Language Acquisition Theory.


Naturale, Metodo

Malgrado il nome, si tratta in realtà di un approccio[>], cioè di una filosofia glottodidattica il cui assunto è: una lingua seconda o straniera può essere appresa seguendo lo stesso itinerario che si è percorso per l'acquisizione della lingua materna.

Il tratto caratterizzante del metodo naturale è dato dall'uso esclusivo della lingua che si sta studiando, dall'assenza di una formalizzazione esplicita delle varie grammatiche, dalla forte attenzione alla dimensione fonologica, dalla presenza di insegnanti di madrelingua.


Neurolinguistica

E' la scienza che studia la natura ed il funzionamento del cervello in ordine alla lingua.

Quanto al rapporto tra neuro- e psicolinguistica si può dire, con un'immagine, che la prima si occupa del hardware (specie di due circonvoluzioni dette "area di Broca" e "area di Wernicke", cioè quelle che gesticolo la lingua) mentre la psicolinguistica si occupa dell'istallazione e del funzionamento del software, cioè la lingua.

Le indicazioni della neurolinguistica sono divenute una parte essenziale della glottodidattica umanistica [>], cioè di quegli approcci che cercano di operare secondo natura, tenendo in considerazione le caratteristiche (neurologiche, in questo caso) della persona che apprende.

Tra i concetti neurolinguistici fondamentali per la glottodidattica odierna ricordiamo i principi di bimodalità [>], di direzionalità [>] e di modal focusing [>], che sono comunque applicabili a tutte le discipline e che stanno alla base di impianti psicodidattici basati sull'interazione piena dei due emisferi, detti con termine inglese neurolinguistic programming.


Neuropedagogico, approccio

La collaborazione tra neurolinguisti, psicolinguistici e glottodidatti ha portato a un "approccio neuropedagogico" per fronteggiare i casi lievi di afasia [>] e dislessia [>], che sono molto più diffusi di quanto di percepisca (soprattutto la dislessia, che spesso non è diagnosticata e viene scambiata per scarso impegno di studio o carente attitudine).

Il principio base dell'approccio neuro-pedagogico è quello della complementarità emisferica (> bimodalità; > direzionalità), accanto a quelli dell'affettività (> filtro affettivo; > olodinamico), della sensorialità e della massima varietà semiotica dei messaggi proposti agli allievi afasici o dislessici (> semiotico-transazionale).


Nozionale-funzionale, Metodo

E' una realizzazione dell'approccio comunicativo [>] che si è imposta a seguito del Progetto Lingue Moderne [>] negli anni Settanta.

L'oggetto da insegnare non viene più individuato in termini di "regole grammaticali" come nell'approccio formalistico [>] o nella automatizzazione di strutture minime come nell'approccio strutturalistico [>], ma in atti comunicativi [>] e in nozioni [>].

Le abilità orali hanno una netta priorità su quelle scritte, la competenza socio-pragmatica [>] rappresenta il principale fulcro di attenzione, ma le indicazioni metodologiche su come sviluppare le abilità e come far acquisire le competenze sono molto generiche; irrisolto rimane soprattutto il nodo delle forme di acquisizione, del ruolo dei processi automatici [>], del modello psicopedagogico di riferimento.

Negli anni Ottanta-Novanta l'impianto nozionale-funzionale si è innestato sulla tradizione delle unità didattiche del metodo situazionale [>] creando un metodo integrato, con sempre maggior supporto di tecnologia glottodidattica [>].


Nozione

L'uso che si fa di questo termine in glottodidattica rimanda a Wilkins che, alla fine degli anni Sessanta nell'ambito del Progetto Lingue Moderne [>], definì un notional-functional syllabus. In effetti Wilkins non definisce mai le "nozioni", ma chiama con questo nome tutte quelle categorie concettuali che non sono "funzioni" (> Atti comunicativi): categorie concettuali vere e proprie (quantità, tempo, spazio, ecc.), categorie grammatico-semantiche (comparazione, interrogazione, negazione, ecc.), e grandi categorie lessicali, in qualche modo descrivibili come campi lessicali (i cibi, il vestiario, ecc.).

L'ipotesi di fondo del metodo nozionale-funzionale [>] è che le "nozioni" non vanno presentate secondo una prospettiva puramente formale (gli aggettivi comparativi, gli avverbi di tempo), ma vanno sempre riportate al loro valore semantico, al fatto che verbalizzano dei concetti, così come le "funzioni" (nei termini di Wilkins) verbalizzano degli scopi pragmatici.




O


Obiettivo (didattico)

Il termine, spesso ma non necessariamente accompagnato all'aggettivo, indica lo scopo di un preciso momento istruttivo (una lezione [>], un'unità didattica [>]).

Gli obiettivi sono elencabili nei curricoli [>] e sono direttamente verificabili con operazioni di verifica [>], a differenza di quanto avviene per le mete educative [>].


Oggettuale, competenza

Riprendendo il concetto chomskiano di competenza [>], gli studi sulla comunicazione condotti in ambito socio- e pragmalinguistico negli anni Settanta e Ottanta hanno evidenziato una componente della competenza comunicativa che riguarda le regole d'uso degli

- oggetti indossati sul corpo: anzitutto il vestiario (Roland Barthes ha scritto un saggio sulle regole della "vestemica", nome che egli attribuisce alla scienza che studia la competenza nell'uso dei vestiti), che si articola in registri formali e informali ed è governato dalla sintassi dell'accostamento di capi e colori; tra gli oggetti portati sul corpo ci sono anche i gioielli (si pensi alla complessità delle regole d'uso dell'orecchino maschile), le spille che indicano l'appartenenza a club prestigiosi, i colori tipici del college, gli anelli che in Svezia indicano la professione, e così via;

- oggetti presenti nell'ambiente: si tratta essenzialmente degli status symbols, dalle poltrone di diversa altezza in uno studio alle macchine aziendali a disposizione dei funzionari di rango, e così via.

La competenza oggettuale è essenziale a livello di corsi avanzati, specie per professionisti ed adulti, e si qualifica come una componente caratterizzante della competenza culturale. I materiali ottimali per lo sviluppo della competenza oggettuale sono gli audiovisivi [>] autentici [>].

 

Olodinamico, Modello

Si tratta di uno dei principali modelli psicodidattici che rientrano nell'ambito della (glotto)didattica umanistico-affettiva [>].

Elaborato da R. Titone, questo modello descrive l'apprendimento come un processo governato dall'io, nella sua totalità, che decide in quanto motivato di procedere ad un contatto con la realtà da apprendere (livello tattico) e poi muove ad una riflessione e sistematizzazione (livello strategico) di ciò con cui ha interagito (> Strategia vs tattica).


OPT

Sigla che sta per Oral Proficiency Test, cioè una forma di certificazione delle padronanza linguistica orale molto diffusa negli Stati Uniti e condotta con tecniche sofisticate, che includono la registrazione audio e video delle interazioni.


Orale, Metodo > Diretto, metodo.


 Ordine naturale

Si tratta di una nozione empiricamente nota per chi insegna una lingua (si inizia dal presente e non dal passato, dall'affermativo e non dal negativo, dall'aggettivo di grado base e non dal comparativo, ecc.).

Krashen pone questa nozione tra le ipotesi fondamentali per la sua Second Language Acquisition Theory [>]: chiamando "i" l'input che è già stato acquisito, se si fornisce all'allievo la nozione "i+3", che nell'ordine naturale si colloca tre passi avanti rispetto a "i", essa darà come risultato solo apprendimento, non acquisizione [>], e verrà ritenuta solo nella memoria a medio termine; se nei giorni successivi a "i+3" vengono presentati all'allievo anche "i+1" e "i+2" ed essi vengono acquisiti, allora automaticamente il LAD [>] acquisirà anche "i+3"; se i due anelli mancanti non vengono forniti, invece, dopo un po' di tempo "i+3" sarà perduto.

Mentre si hanno svariate "mappe psicolinguistiche" che tracciano l'ordine naturale di acquisizione della lingua materna, per le lingue apprese in età successiva l'ordine naturale è ancora relativamente poco noto. Gli studiosi che si occupano di queste ricerche spesso usano l'espressione Process syllabus per indicare il loro ambito di ricerca.