“Gli esami orali: tra agentività e dipendenza, tra auto-referenzialità ed etero-referenzialità”

“Gli esami orali: tra agentività e dipendenza, tra auto-referenzialità ed etero-referenzialità”

Autore: 

In CILIBERTI A., ANDERSON L. (a cura di), Le forme della comunicazione accademica
FrancoAngeli, Milano, 2007 RECENSIONE

A partire dagli studi di Erickson e Schultz (1982) l’autrice affronta il tema dell’esame orale. Per il raggiungimento di un esito favorevole di tale tipo di incontro, si individuano tre fattori importanti: a. lo stile comunicativo, b. l’identità sociale (intesa come background sociale) dello studente, c. l’identità sociale performativa dello studente. Da tali studi emerge un’attenzione precipua solo su uno dei due agenti (lo studente), mentre poca attenzione si riserva al ruolo del docente. La decisione dell’esaminatore se considerare lo studente appartenente al proprio universo discorsivo, dipende dalle interconnessioni che si creano fra l’identità psico-sociale dello studente e l’immagine che lo stesso offre di sé e le reazioni dell’esaminatore. Questo contributo colloca l’esame orale all’interno di uno scenario più ampio: la comunicazione della classe. I “saperi pedagogici” costituiscono l’attualizzazione del “discorso pedagogico”, mezzo che permette di studiare la comunicazione della classe, nella quale la comunicazione è una pratica sociale condizionata dai rapporti che si generano e dalle regole imposte dall’istituzione educativa. Attraverso questo mezzo, inoltre, si costituiscono i saperi pedagogici e l’identità dei partecipanti. Il discorso pedagogico si attualizza in “testi pedagogici” che, organizzati in classo i categorie, generano particolari “generi” (che vanno distinti dai “registri” proprio per il fatto che sono tipi di oggetti linguistici e non costellazioni di particolari aspetti linguistici). L’autrice definisce “genere linguistico” una “pratica” o “attività” sociale, cioè un i generi costituiscono delle categorie di testi che svolgono determinate funzioni in una comunità. L’esame orale può costituire un genere, perché esso costituisce una pratica sociale appartenente a una più ampia comunicazione della classe e ha come scopo quello di valutare il possesso del sapere pedagogico da parte degli studenti. L’esame orale presenta un tipo di discorso riportato, evidenziando soprattutto gli aspetti intersoggettivi della comunicazione (le fonti dei saperi sono esterne a chi si esprime attraverso questo testo). Tuttavia, dato che uno degli scopi di ogni istituzione educativa è quello di sviluppare la capacità critica, lo studente dovrebbe anche assumersi la responsabilità di esprimere il proprio parere personale. . E’, dunque, possibile differenziare l’esame orale in base al tipo e al grado di responsabilità che lo studente si assume. Inoltre, viene esaminato il tipo di diagnosi che si attua attraverso l’esame: sintomatologica (se si accerta solo quanto detto a lezione o quanto letto nelle letture assegnate), olistica (se si sviluppa una discussione sui contenuti). Qualora la diagnosi sia di tipo sintomatologico, l’esaminatore tende ad assumere un atteggiamento auto-referenziale. Se, invece, l’esame è di tipo olistico, l’esaminatore sembra voler ottenere una verifica più della comprensione dello studente, che del programma oggetto dell’esame. Nel secondo caso lo stile comunicativo è etero-referenziale. In questo caso l’esaminatore è prima docente, poi verificatore. Secondo l’autrice l’esito dell’esame dipende, dunque, in parte dalla rappresentazione che lo studente fornisce di sé, dal ruolo che assume e dalla sua identità “performativa”.

ballarin@unive.it
Università di Venezia

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