“Teoria linguistica e insegnamento della grammatica”

“Teoria linguistica e insegnamento della grammatica”

Autore: 

in DOLCI, R., CELENTIN, P., (a cura di), La formazione di base del docente di italiano per stranieri
Roma, Bonacci, 2000, pp 42-61.

Il tema della “grammatica” in glottodidattica è stato spesso esorcizzato, soprattutto dalle fonti britanniche e americane; in Italia invece c’è un’ampia riflessione sul tema, e questo corposo saggio di Laura Brugè, linguista di matrice chomskiana ma molto attenta al problema dell’insegnamaento delle lingue, né è un ottimo esempio. L’ipotesi dell’Autrice è che, sebbene non si possa pensare di insegnare “linguistica” (nell’accezione più ampia) allo studente, sia tuttavia necessaria una formazione linguistica dei docenti: il che, come sostiene Brugè, “non equivale a sostenere che il docente di lingua straniera debba trasformarsi in un linguista” ma piuttosto che egli possa “assimilare i risultati raggiunti dalla teoria linguistica per coglierne le implicazioni” sulle quali impostare la riflessione sulla lingua. Il centro del saggio, dopo un’introduzione epistemologica sulla differenza tra linguistica e glottodidattica, è data da uno studio del modello a principi e parametri elaborato da Chomsky negli anni Ottanta, il quale, proprio per la sua natura comparativa, può costituire un valido aiuto per il docente di lingue nell’approfondimento di unitarietà e variazioni tra lingua materna dello studente e lingua obiettivo. Interessante è anche, all’interno del modello chomskyano, il modo in cui l’Autrice ripropone, accanto al tema della grammatica e in particolare della sintassi, quello della semantica. Ella valorizza l’idea che, in molti casi non si non si può lavorare efficacemente sulla pura forma senza considerare anche il significato, cosa che accadeva ai tempi dell’approccio formalistico in cui le frasi da tradurre erano solo collezioni di regole ed eccezioni relative all’aspetto grammaticale in questione ma prive qualunque realistico significato. Il saggio, pur nella specificità del linguaggio disciplinare, è scorrevole alla lettura. Non vorremmo però che questa scorrevolezza potesse trarre in inganno e spingere ad una lettura rapida. Ad una lettura attenta e approfondita, infatti si scoprono una grande profondità ed un reticolo di rimandi davvero interessanti anche per chi non è specialista della materia.

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Università di Venezia

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