"Stili di interazione in classe e parafrasi"

"Stili di interazione in classe e parafrasi"

Autore: 

in Lumbelli L., Mortara Garavelli B. (a c. di) Parafrasi. Dalla ricerca linguistica alla ricerca psicopedagogica
Edizioni dell’Orso, Torino, 1999, pp. 149-165.

La valorizzazione delle competenze acquisite durante la lezione scolastica rappresenta il principio su cui poggia il contributo di Cristina Lavinio. Attraverso l’analisi di registrazioni effettuate in due istituti superiori di Cagliari e di esempi analoghi tratti dal LIP, il saggio mette in rilievo alcune caratteristiche dell’interazione verbale in classe e offre suggerimenti per lo sviluppo di metodi didattici adeguati alle esigenze dell’insegnamento. Presupposto essenziale del saggio è il carattere parafrastico dell’insegnamento; il ruolo centrale dell’insegnante –“regista” e fulcro dell’interazione verbale– e di conseguenza l’alta frequenza dei suoi interventi, rischiano di frenare la partecipazione del discente e il confronto attivo alunno–insegnante e tra gli alunni stessi, con risultati negativi sull’effettiva comprensione. Attraverso vari esempi Lavinio traccia un quadro dei diversi stili d’interazione in classe, evidenziando l’utilità sul piano pragmatico e linguistico della variazione di stile. In tal modo la studiosa delinea dei modelli di lezione in cui la spiegazione è analizzata secondo una prospettiva testuale; in particolare, emergono due tipi principali di riformulazione connessi al rapporto “elemento noto - non noto”: una riformulazione che procede dall’alto verso il basso (specifico - generico) caratteristica della lezione frontale; e una riformulazione che invece procede dal basso verso l’alto (generico - specifico) caratteristica della lezione dialogica. La lezione (tendenzialmente) dialogica, grazie anche all’ampia gamma di variazione di stili che implica, si dimostra più adeguata della lezione frontale in quanto permette di promuovere maggiormente il punto di visto dell’alunno, valorizzandone le conoscenze e –come afferma in modo solo apparentemente provocatorio l’autrice– gli errori. Tutto ciò non deve far trascurare, sottolinea tuttavia Lavinio, due aspetti determinanti per la comprensione: il primo è il ruolo delle conoscenze acquisite dall’alunno in relazione al referente, che invece incidono in misura maggiore rispetto alle competenze di natura linguistica; il secondo è l’importanza, al fine di garantire chiarezza nella spiegazione, dei segnali espliciti di parafrasi, che costituiscono un elemento linguistico essenziale per un impiego adeguato della riformulazione in ambito scolastico.

giovanni.depau@u-grenoble3.fr
Université Stendhal Grenoble

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