Aprile 2016  Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792
Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni
Perché mentiamo con gli occhi e ci vergogniamo con i piedi? di Paolo Torresan

AUTORI: A. Pease; B. Pease   

TITOLO: Perché mentiamo con gli occhi e ci vergogniamo con i piedi?

CITTÀ: Milano   

EDITORE: BUR Rizzoli  

ANNO: 20149

 

Nove edizioni in cinque anni sono un record; eppure il volume oggetto di recensione, benché divulgativo, costituisce un’opera seria, con un’ampia documentazione e riferimenti ben fondati  

Esperti internazionali di comunicazione non verbale, i due autori si avventurano nell’esplorazione degli universali di gesti, sguardi, sorrisi, posture del corpo, cenni del capo, continuamente presenti nelle interazioni quotidiane, a volte sostituendo le parole, a volte sovrapponendosi, in sintonia con quelle o in netto disaccordo. Poiché universali, tali azioni prescindono dalle singole culture; ad essi poi si aggiungeranno le grammatiche che corredano le lingue, motivo di misunderstanding, spesso, dall’esito simpatico o drammatico.

Questo libro può tornare utile per il docente, dal momento che consente di acuire la propria sensibilità sulla cornice comunicativa nella quale le parole che trasmettiamo acquistano senso e rilievo. In molte situazioni descritte dagli autori (corredate di foto e di esempi tratti dall’attualità) il lettore potrà riconoscere  tratti del proprio comportamento, del comportamento dei colleghi, del comportamento degli allievi. Ancorché l’insegnante di lingua insegna appunto una lingua, per definizione, è pur vero che il codice non si colloca mai in un vuoto pneumatico, ma nel sistema semiotico complesso della comunicazione; padroneggiare il codice, senza quindi aver contezza di regole prossemiche e cinestestiche, non basta, dunque.  

Saggio è l’appunto che attraverso l’intero testo: non si tratta di leggere il singolo aspetto come discreto, quanto come aspetto che co-occorre assieme ad altri; le gambe incrociate o le braccia incrociate non vogliono dire in sé e per sé che l’interlocutore non ci sta ascoltando (tanto quanto l’uso di un imperfetto –per creare un parallelo– non significa solo ed esclusivamente descrivere azioni al passato). Sono, piuttosto segni che vanno letto insieme da altri segni; cosi ogni gesto va riceve senso dal contesto nel quale è inserito.  

Nel complesso, il testo si lascia leggere rapidamente; la scrittura è piacevole; l’aneddoto aiuta a ricordare, e a libro concluso il lettore si troverà, con ogni probabilità, ad aver affinato la propria capacità di osservazione dei fenomeni comunicativi. 

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