Novembre 2011  Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792
Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni
Gestire una comunità di colleghi: riflessioni sul valore formativo dell’esperienza di Nicoletta Peluffo

ABSTRACT

Questo contributo riguarda il valore formativo che accompagna la gestione e la partecipazione alla comunità di pratica formatasi in seguito all’esperienza del Master Itals di secondo livello. In questo articolo si analizzano i criteri che hanno condotto alla costruzione della comunità, i valori e gli interessi che accomunano i partecipanti,le caratteristiche dei membri della comunità e le prerogative della figura del tutor/moderatore. Si indicano inoltre i criteri di scelta degli argomenti trattati e dei materiali posti nel repository soffermandosi sull’aspetto formativo, umano e professionale, dell’esperienza.

1. LA COSTRUZIONE DELLA COMUNITÀ DI PRATICA

La comunità di pratica formatasi in seguito all’esperienza del Master Itals di secondo livello nasce come proseguimento di un percorso formativo comune condotto da un gruppo di insegnanti di italiano come lingua straniera che, per circa un anno, ha condiviso pratiche ed esperienze personali in ambiente formale. I partecipanti al Master frequentano infatti moduli tutorati ed interagiscono condividendo esperienze e riflessioni nell’ottica di una una co-costruzione del sapere attraverso lo strumento del forum di discussione. L’ambiente è simile ad una classe con regole precise riguardo la presenza, la consegna delle attività ed i contenuti delle verifiche. La presenza on-line e la partecipazione ai vari moduli rientrano nel profilo valutativo finale, espresso attraverso un voto.

è proprio la forte connotazione sociale del contesto e l’identità collettiva che consegue a creare, al termine del percorso del Master, il desiderio di dar vita ad un luogo di incontro dove proseguire la ricerca, il confronto, lo studio e la condivisione. La comunità di pratica del dopo Master nasce infatti come esigenza comune di non disperdere la sinergia di gruppo e la rete di contatti, il patrimonio umano e professionale, oltre a delinearsi come occasione di partecipazione diretta ed opportunità di sviluppo delle proprie competenze. La fine dell’azione formativa del Master può infatti coincidere spesso con una ricaduta nell’isolamento professionale limitando le prospettive di crescita professionali e personali.

Una comunità di pratica si basa su tre elementi fondamentali: il senso di impresa comune, le relazioni di scambio e la condivisione di repertori e linguaggio (Wenger 2007). Nel caso della comunità nata in seguito all’esperienza del Master, il senso di impresa comune è determinato dal fatto che i partecipanti si occupano di glottodidattica e di promozione della lingua e cultura italiane. Le relazioni di scambio avvengono sulla base di una condivisione di un precedente percorso comune (il Master) e di attività, conoscenze, esperienze ed interessi simili. Il linguaggio ed i repertori condivisi riguardano la glottodidattica, la didassi quotidiana e tutto ciò che ne deriva.

 

2. IL PROFILO DEI PARTECIPANTI

I membri della comunità di pratica dopo Master sono eterogenei per formazione (laureati in lingue, lettere, filosofia, psicologia, pedagogia, didattica delle lingue ecc.) e ricoprono ruoli e funzioni professionali differenti, in contesti diversi e con apprendenti di varie età: insegnanti in scuole pubbliche o private di vari gradi e livelli (elementari, medie, superiori e università), facilitatori linguistici, mediatori linguistici, counselor, lettori e lettrici, coordinatori di corsi di lingua e sportelli di alfabetizzazione, referenti interculturali.

In questo gruppo così vario, è necessario fare un' ulteriore differenziazione fra chi opera in Italia ed insegna in ambiente L2 e chi opera all’estero ed insegna in ambiente LS. I partecipanti (intendendo coloro che hanno visitato la piattaforma della comunità di pratica almeno una volta) sono circa 74: il 30% opera in ambiente LS ed il 70% in ambiente L2 (fig. 1).

Fig.1. Ambiente in cui operano i partecipanti (L2/LS)

 

Anche l’interazione all’interno del forum rispecchia questa differenza (fig. 2):

 

 

Fig.2. Interazione nel forum del mese di maggio 2011

 

 

Nonostante le differenze, che costituiscono una risorsa per alimentare gli scambi e far emergere tematiche su cui riflettere, esistono elementi di omogeneità che rendono il gruppo coeso e ben amalgamato. I principali elementi di omogeneità e coesione, sono:

  • la partecipazione al Master Itals di secondo livello

  • un percorso formativo precedente al Master

  • la promozione e l’insegnamento della lingua e cultura italiana, sia che si operi in Italia che all’estero

  • la necessità di confronto e condivisione

  • l’essere individui riflessivi ed auto-riflessivi

  • il desiderio di proseguire nella formazione ed auto-formazione

 

Gli scambi interazionali fanno emergere le varie situazioni personali che costituiscono una risorsa per tutti i membri della comunità. L’aiuto reciproco nel proporre e risolvere elementi di criticità e problemi quotidiani in classe, la condivisione di attività e materiali, i vari consigli su libri di testo e la didattizzazione di materiali didattici, rappresentano una risorsa ed un vantaggio per tutti i membri della comunità.

Una riflessione a parte merita la presenza di “partecipanti silenziosi” (fig.3): numerosi sono infatti i membri che visitano la piattaforma, leggono gli interventi ma non partecipano attivamente alle discussioni. La loro presenza è comunque importante poiché rappresentano una potenziale risorsa ed un veicolo per la circolazione di informazioni.

 

 

Fig.3. Tipo di partecipazione (attiva/silenziosa)

 

La partecipazione dei membri rappresenta un tratto indispensabile per la vitalità della comunità: ecco perché è importante creare le condizioni per cui i membri percepiscano di essere mutuamente impegnati e che questo impegno crei una sorta di mutua dipendenza.

 

3. LA FIGURA DEL TUTOR/MODERATORE

La figura del tutor all’interno di una comunità di pratica ha una funzione molto delicata. A seconda del suo profilo, si possono individuare tre “modelli” operativi: tutor-instructor, tutor-facilitator e tutor-moderator (Calvani, Rotta 2000).

Il tutor-instructor ha come obiettivo la veicolazione di contenuti e conoscenze; il tutor-facilitator ha come obiettivo lo sviluppo di abilità e processi cognitivi; il tutor-moderator cerca di favorire la circolazione di idee, stimolando la discussione e sostenendo la collaborazione del gruppo. In questi ultimi anni, l’evoluzione della figura del tutor on-line ha reso i tre modelli meno definiti, nel senso che un tutor può operare in maniera trasversale e combinare vari modus operandi.

Nel percorso del Master ITALS di secondo livello il tutor aiuta i partecipanti ad individuare obiettivi e sotto-obiettivi creando una rete di scambio reciproco. Qui il tutor è una figura formalmente riconosciuta e riconoscibile, il suo ruolo è istituzionalizzato dall’organizzazione stessa, il suo operato consiste nel sostenere ed accompagnare i partecipanti nei vari moduli di apprendimento, la sua funzione è organizzativa, sociale, formativa. A seconda dello stile di tutoraggio, ogni tutor può assumere una posizione più o meno asimmetrica rispetto ai membri della comunità.

Nella comunità di pratica nata dopo il Master il tutor ha funzione di moderatore/animatore. è “uno del gruppo” e, a turno, tutti i membri possono svolgere tale ruolo. Ogni tutor resta in carica per tre mesi, al termine dei quali si avvicenda con un altro membro della comunità . Si tratta di una figura che non crea inibizioni al gruppo perché non è chiamato ad esprimere giudizi, viene percepito come parte del gruppo stesso. Il suo impegno è quello di animare la discussione, negoziare gli argomenti, anche in maniera tacita, cercando di interpretare le esigenze dei partecipanti in base ai loro interventi, far emergere nuovi temi ed argomenti, facilitare la discussione. Il moderatore opera all’interno di un gruppo i cui membri non hanno obbligo di frequenza né devono avvertire “ansia da prestazione”. Al tutor è affidata la funzione di “mantenere in ordine” il forum, il repository e aggiornare le comunicazioni e le news. Per fare ciò, egli si tiene in stretto contatto con il responsabile della piattaforma, con il quale apre un canale di comunicazione parallelo per ottenere a sua volta consigli ed informazioni tecniche e procedurali, oltre a consigli sui contenuti delle discussioni da avviare. L’esperienza del tutoraggio ha un doppio valore, personale e professionale: da un punto di vista personale, il tutor entra in contatto con tutti i membri della comunità, ne legge gli interventi, ne percepisce bisogni ed aspettative. Lo sforzo di promuovere l’interazione è un’ottima opportunità di crescita. Da un punto di vista professionale, oltre ad approfondire conoscenze in materia di glottodidattica, deve imparare a gestire l’aspetto tecnico del percorso: aprire forum di discussione, inserire messaggi nel forum news, aprire nuovi thread, inserire materiali e redigere la sintesi finale di ogni forum. Il tutor deve dare l’avvio alla discussione, presentare gli argomenti in maniera chiara e completa, rilanciare lo scambio nei momenti critici, prepararsi sull’argomento da dibattere. Si tratta di un compito talvolta faticoso ma umanamente e professionalmente stimolante.

 

Il primo passo per l’individuazione degli argomenti è il sondaggio on-line (primo argomento di discussione) proposto nel mese di febbraio 2011. Il sondaggio ha lo scopo di ottenere un feedback sulle tematiche di maggior interesse, secondo il principio che una buona negoziazione è alla base di una buona condivisione. I risultati del sondaggio indicano i seguenti argomenti:

  • la didattica e gli aspetti interculturali

  • livelli di apprendimento della lingua

  • motivazione

  • valutazione

Nella sezione dedicata alle proposte libere (“Fai una proposta”) i partecipanti aggiungono altre tematiche: didattica CLIL, classi CAD, aspetti psicologici dell’apprendimento, intercultura, lessico, feedback degli studenti, suggestopedia, apprendimento in tandem, aspetti extra-linguistici della comunicazione. Una volta individuati i contenuti è possibile partire con il primo forum di discussione. Ogni forum di discussione ha durata mensile e l’argomento prescelto deve soddisfare almeno due esigenze :

  • coinvolgere il maggior numero di partecipanti

  • avere una portata tale da poter essere trattato per tutto il mese

Come accennato nel § 2, l’aspetto più critico è l’individuazione di argomenti trasversali, che coinvolgano in egual misura sia chi opera in L2 che chi opera in LS.

Dopo il brainstorming iniziale sulle tematiche da affrontare, prende avvio, nel mese di marzo 2011, il primo forum di discussione vero e proprio. L’argomento trattato è “La didattica e gli aspetti interculturali”, seguito da “Valutazione e verifica delle competenze” (aprile 2011), “Comunicazione ed interazione fra partecipanti” (maggio 2011) e, ultimo argomento di settembre 2011, “confronto su procedure pratiche”.

Il sondaggio iniziale fornisce spunti molto importanti, ma è l’interazione mensile nei forum a suggerire quale tematica può essere dibattuta il mese successivo. Nel forum di maggio, per esempio, emerge la necessità di un confronto su procedure pratiche, che viene trattato nel mese di settembre. Ogni mese viene aperto un repository in cui “riporre” procedure, attività, saggi, documenti, lavori svolti dai membri della comunità e collegati all’argomento discusso nel forum. Il repository diventa così un archivio condiviso, un patrimonio comune a cui tutti possono attingere, adattandone i contenuti alle proprie esigenze. I materiali del repository sono facilmente identificabili. Per ogni documento inserito sono indicati: nome e cognome dell’autore, tipologia di materiale (per es. “Strategie per il rinforzo dell’interazione e della produzione orale in studenti germanofoni adulti”), tipo di documento (ppt, pdf, word), data di caricamento del materiale, livello linguistico. I materiali del repository sono piuttosto vari: pagine di diario personali, schede di valutazione, griglie, procedure didattiche, linee guida e/o raccomandazioni dell’Unione Europea, progetti didattici e di formazione, strategie per produzione orale e scritta.

5. IL VALORE FORMATIVO DELL’ESPERIENZA NELL’OTTICA DEL LIFELONG LEARNING

Il concetto di lifelong learning contiene l’idea di educazione degli adulti e di formazione continua. Una definizione esatta del concetto non è semplice da fornire: nel corso degli anni si è parlato di adult education, formazione continua professionale, educazione permanente. Varie scuole di pensiero (umanistica, cognitivista, costruttivista, post-modernista) ne hanno enfatizzato di volta in volta l’aspetto umano, sociale, professionale, esperienziale. Su due aspetti i vari approcci sembrano concordare: il soggetto che apprende è al centro del processo, l’apprendimento dura per l’intero “arco della vita”. “La nozione di Lifelong Learning presuppone la centralità del soggetto con i suoi problemi, bisogni cognitivi e motivazioni e opera affinché ciascun discente sia stimolato ad acquisire tutte le competenze e saperi possibili che lo aiutino durante tutta la vita, lavorativa e non” (Begotti 2007:3).

Una comunità di pratica si profila come l’ambiente ideale per l’apprendimento e lo scambio continuo nell’ottica del lifelong learning. La comunità dopo Master costituisce una risorsa per quanti desiderano continuare un percorso di autoformazione in maniera condivisa ed integrata. Oltre alle riflessioni che emergono all’interno di ogni forum di discussione, la comunità assolve ad un altro grande compito: la circolazione di informazione fra addetti ai lavori. Notizie ed informazioni utili su convegni, simposi, corsi di aggiornamento, pubblicazioni di varia natura, lavori pubblicati dai colleghi vengono condivise da tutti i membri. Come accennato nel contributo di Paola Celentin, la comunità colma anche una carenza formale: lo scarso riconoscimento istituzionale della figura dell’insegnante di italiano a stranieri. Attorno a questo nodo critico si è accesa una discussione costruttiva che ha permesso di confrontare lo status della figura di insegnante di italiano a stranieri in Italia ed all’estero.

Una comunità di pratica deve anche rigenerarsi e rinforzare la propria dimensione cognitiva e sociale. A questo scopo, è prevista l’organizzazione di un incontro in presenza sotto forma di un convegno per il quale è già stato chiesto un feedback ai membri attraverso un sondaggio. La precedente esperienza del Master ha infatti dimostrato come la condivisione di ricerche e studi in presenza rappresenti un momento di consolidamento della comunità molto apprezzato, oltre che una ulteriore occasione di crescita umana e professionale.

La pratica è una forma di relazione con il mondo ed un insieme di esperienze quotidiane. Una comunità di pratica è un luogo in cui è possibile condividere esperienze e pratiche quotidiane in maniera spontanea e naturale. Ma una comunità di pratica è anche un patrimonio di idee, progetti, relazioni, informazioni che ogni partecipante apporta per intraprendere un percorso di crescita condiviso. La comunità nata fra ex-corsisti del Master è la conseguenza di una richiesta da parte dei corsisti stessi di poter fruire di un luogo di incontro spontaneo per proseguire un percorso formativo e per mantenere in vita relazioni che altrimenti sarebbero andate disperse. La comunità garantisce una condivisione continua di pratiche e riflessioni, si pone come momento di continuità con l’esperienza del Master e permette a chi insegna italiano agli stranieri di uscire dall’isolamento e di socializzare i problemi. L’insegnamento implica la sperimentazione e la formazione continua: la comunità nata dopo il Master è un’opportunità di proseguire nella costruzione e condivisione di conoscenze attraverso forme di assistenza reciproca.

 

BIBLIOGRAFIA

 

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TRENTIN G., 2004, Apprendimento in rete e condivisione delle conoscenze, Angeli, Milano.

WENGER E., MCDERMOTT R., SNYDER W., 2007, Coltivare comunità di pratica. Prospettive ed esperienze di gestione della conoscenza, Guerini e Associati, Milano.

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