Settembre 2012  Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792
Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni
La competenza comunicativa in italiano di apprendenti arabofoni in contesto guidato e in contesto spontaneo: un confronto di Ali Al-Ali

ABSTRACT

Lo scopo di questa ricerca è quello di confrontare la competenza comunicativa dell’italiano da parte di apprendenti arabofoni in contesto guidato come lingua straniera in Giordania e quella di apprendenti spontanei che imparano l’italiano come seconda lingua in Italia.
La prima parte ha un carattere introduttivo e descrive il campione sotto il profilo sociolinguistico. A questo proposito è stato costruito un questionario sociolinguistico che permette di tracciare un quadro abbastanza preciso. Oltre al questionario sociolinguistico, il campione è stato sottoposto a un test finalizzato a misurare il grado di competenza comunicativa raggiunto nel processo di apprendimento guidato e spontaneo.
In seguito la ricerca si incentra sull’analisi dei risultati della prova e infine, in linea con i risultati del lavoro, si conferma che gli esiti del test linguistico e di quello sociolinguistico mostrano che gli apprendenti in contesto spontaneo hanno raggiunto una maggiore competenza ricettiva orale e d’uso nella lingua italiana come lingua seconda rispetto agli apprendenti in contesto guidato e che tale competenza è direttamente proporzionale alla quantità e qualità del contatto con la lingua.

 

1. INTRODUZIONE

Lo scopo di questa ricerca è come si è detto, quello di confrontare e misurare la competenza comunicativa degli apprendenti arabofoni in contesto guidato in Giordania e in contesto spontaneo in Italia. Un corso di laurea in lingua straniera sarà tanto più valido quanto più aiuterà gli studenti ad acquisire una competenza generale in quella lingua, tenendo conto del fatto che una lingua straniera si può studiare con obiettivi diversi. Nei corsi di italiano dell’Università di Amman, ad esempio, si persegue anche un obiettivo specificamente occupazionale, ossia ci si preoccupa di guidare gli studenti verso un tipo di apprendimento che permetta loro di inserirsi un giorno nel mondo del lavoro, ad esempio nel settore turistico.
Per quanto riguarda gli apprendenti in contesto spontaneo, questo articolo verte sulla misurazione e sulla valutazione della competenza comunicativa raggiunta da 30 arabofoni presenti a Roma nel maggio del 2007, parlanti l’italiano come lingua seconda, in contesto di apprendimento spontaneo.
La scelta del tema è stata determinata sia da una forte curiosità scientifica nei confronti del tipo di competenza che maggiormente si sviluppa nella L2 nelle condizioni di apprendimento del campione, sia da motivi più personali, quali le prospettive lavorative e l’interesse nei confronti del grado di inserimento degli arabofoni nell’ambiente italiano e della sua influenza sull’apprendimento della lingua, in modo da avere una conoscenza dettagliata del tipo e delle modalità di contatto degli apprendenti con la lingua-obiettivo e della loro integrazione nel contesto sociale italiano. I dati raccolti attraverso questi due strumenti hanno anche soddisfatto le curiosità personali: essi sono stati utili, in particolare, in vista di un futuro insegnamento della lingua italiana ad arabofoni in un Paese arabo, dunque come lingua straniera, perché, anche se la situazione non sarà certamente identica, molte difficoltà degli apprendenti potranno comunque ripetersi, in quanto dipendenti, ad esempio, dalla complessità della lingua di arrivo e dalla sua distanza tipologica rispetto a quella di partenza.
Nel costruire il test linguistico si è partiti proprio da questa esigenza, di valutare negli apprendenti una competenza ricettiva orale e d’uso tale da contemplare in sé ogni obiettivo specifico. Sul piano pratico, si è costruito un test linguistico costituito da prove che comportano la capacità dell'apprendente di integrare i vari aspetti discreti della lingua in un situazione di discorso, oltre che da prove più mirate a verificare la capacità comunicativa in senso stretto. Il test, naturalmente, è concepito per essere utile sia ai docenti, sia agli apprendenti. L'individuo, infatti, passa attraverso vari stadi nel suo processo di apprendimento e le prove di verifica costituiscono un indice dello stato in cui si trova la sua interlingua, un indice delle ipotesi provvisorie che egli fa nel suo graduale avvicinamento alla struttura definitiva della L2. Per quanto riguarda i docenti, è prevedibile che il test possa costituire uno stimolo e un ausilio per una più precisa finalizzazione dei percorsi didattici e, quindi, per una più attenta programmazione e definizione degli obiettivi, elementi tutti che dovrebbero comunque dare come risultato un miglioramento del contesto di insegnamento.

 

2. APPRENDIMENTO GUIDATO E SPONTANEO

Sulla differenza fra l’apprendimento spontaneo (naturale) e quello guidato (scolastico) Banfi (1988: 127) ha affermato: “Nell’apprendimento spontaneo, naturale, di una seconda lingua, il processo di acquisizione non è mai lineare; a differenza di quanto avviene nel caso dei processi di apprendimento guidato, l’acquisizione spontanea procede in modo frammentario, mediante il consolidamento di “pezzi” del sistema della lingua di arrivo (LA), i quali funzionano come nuclei di potenziale aggregazione per l’acquisizione di ulteriori, nuovi elementi.”
La distinzione tra i due tipi di apprendimento di una seconda lingua, l’apprendimento spontaneo e quello guidato, è stata anche fatta da Klein (1986). Egli ha visto che rispetto al primo tipo l’apprendimento avviene attraverso la comunicazione svolta nei contesti sociali naturali; invece per quello che riguarda il secondo tipo l’apprendimento avviene per mezzo della guida dei libri, cioè l’istruzione scolastica. Klein in questo caso fa una distinzione da un punto di vista psicolinguistico, nel senso che nell’apprendimento spontaneo l’apprendente si concentra di più sulla comunicazione in corso e attraverso di essa egli impara; laddove, nell’apprendimento guidato, egli si concentra normalmente sugli aspetti linguistici del sistema. D’altra parte, è difficile distinguere i due tipi da un punto di vista sociolinguistico nel quale vengono coinvolti i contesti sociali e le attività a cui partecipano gli apprendenti (Cfr. Ellis, 1985: 12, 1994).

 

3. LA COMPETENZA COMUNICATIVA

Per quanto riguarda la competenza comunicativa, è importante rintracciare cronologicamente il profilo teorico del concetto della competenza comunicativa, quindi analizzarne gli aspetti. Infine, si parlerà del percorso evolutivo della stessa competenza e dei fattori che vi incidono, specialmente nell’ambito dell’acquisizione e dell’apprendimento da parte dei bambini.
Secondo la definizione di Hymes (1972: 272): “La competenza comunicativa è un termine generale che indica conoscenza e abilità d’uso. E cioè, la competenza comunicativa e una competenza complessa in cui la conoscenza delle regole di un codice linguistico si unisce alla capacità di usare tale linguaggio, in maniera appropriata, in determinati contesti sociali e in stretta relazione ad altri codici comunicativi non verbali. Giacché il membro di una comunità è tenuto a conoscere non solo le regole da essa usate, ma anche le norme per produrre ed interpretare qualsiasi atto comunicativo”.

Colosimo precisa altresì, e definisce la competenza comunicativa come (1976: 6). “capacità di riconoscere e produrre messaggi non soltanto grammaticalmente corretti ma anche personalmente motivati ed appropriati al contesto di situazione”

In modo generico, ma molto significativo, la competenza comunicativa è stata considerata come “capacità di usare il linguaggio in modo adeguato al contesto” (De Giorgi 1996: 42).

 

4. DESCRIZIONE DEL CAMPIONE

La ricerca presentata in questo articolo è stata effettuata su di un campione composto da 60 apprendenti arabofoni, di cui 30 iscritti all’Università di Amman e 30 residenti a Roma. Di quanti frequentano il Double Major in English and Italian dell’Università di Amman - equivalente ad un corso di laurea in lingue e letterature straniere - il 50% si trova al quarto anno di italiano e il 50% si trova a Roma . Si tratta, dunque, di arabofoni il cui contatto con l’italiano avviene in una situazione di apprendimento guidato e spontaneo.

Per descrivere il campione sotto il profilo sociolinguistico, è stato costruito un questionario, che permette di tracciarne un quadro abbastanza preciso Esso è costituito di due parti:

  1. una sezione destinata a raccogliere dati personali di ciascun elemento del campione, a sua volta articolata in quattro parti:

  • dati anagrafici

  • corso di istruzione

  • data, luogo e motivazione allo studio dell’italiano

  • altre lingue straniere conosciute

 

  1. una sezione finalizzata alla raccolta di dati relativi al contatto con la lingua italiana, anch’essa suddivisa in quattro parti:

  • occasioni di parlare l’italiano
  • individuazione dell’abilità linguistica nella quale ogni elemento del campione pensa di avere una competenza di livello più alto
  • diverse modalità di contatto con la lingua italiana
  • strumenti usati per imparare l'italiano

 

5. DESCRIZIONE DEL TEST LINGUISTICO

Oltre al questionario sociolinguistico, ai 60 apprendenti che compongono il campione è stato sottoposto un test linguistico finalizzato a misurare il grado di competenza comunicativa da loro raggiunto nel processo di apprendimento guidato in Giordania e spontaneo in Italia. Si tratta di un test costituito da quesiti a risposta chiusa, che permettono una valutazione oggettiva. Come si vedrà, uno strumento siffatto consente di verificare soprattutto l’abilità ricettiva orale e d’uso.
La sezione relativa alla verifica dell’abilità dell’ascolto è suddivisa in due esercizi.

  1. Il primo esercizio (I.a) verifica la comprensione di informazione di carattere puntuale che l’apprendente deve essere in grado di cogliere nel testo. Dopo l’ascolto di un brano, ripetuto tre volte, all’apprendente si chiede di rispondere a quesiti del tipo vero/falso, indicando la propria risposta con una crocetta, e di completare una frase con quattro informazioni mancanti.

  1. Il secondo esercizio (I.b) verifica da prima la comprensione di informazioni generali, come la tipologia del testo proposto, quindi la capacità di ricuperare formazioni specifiche. Dopo un duplice ascolto del testo, sono presentati dieci item a scelta multipla, in cui si devono completare delle affermazioni con l’alternativa più appropriata tra quelle proposte, indicandola con una crocetta. La prima domanda, in particolare, è inferenziale, ossia richiede di inferire un’informazione implicita nel testo. L’esercizio, pertanto, permette di verificare la capacità di elaborazione critica del testo ascoltato.

La sezione di usi dell’italiano, mira, invece, a valutare la competenza sociolinguistica dell’apprendente ed è costituita da un esercizio di associazione di battute e repliche in disordine.

 

6. DEFINIZIONE DI TEST E MOTIVAZIONE DELLA STRUTTURAZIONE

Per verificare il livello di competenza comunicativa raggiunto dagli apprendenti di una lingua si è soliti servirsi di test. Ambroso (1996: 3) definisce il test linguistico "uno strumento che permette di osservare e rilevare un determinato comportamento interattivo, di misurarlo in base a parametri precedentemente stabiliti e di valutare la competenza sottostante che lo ha determinato”.

Il test da noi costruito presenta quesiti a risposta chiusa che hanno il vantaggio di garantire una valutazione oggettiva. Ora ci si soffermerà, invece, sulla motivazione che ha portato a concepire ogni singola sezione del test, senza ritornare sul fatto che ciò che si è voluto valutare con la prova nella sua interezza non è solo il numero delle regole e delle parole che si conoscono nell’italiano, ma l’effettivo grado di controllo che si è raggiunto nella conoscenza della lingua italiana come lingua straniera e seconda da parte degli apprendenti, cioè il saper fare in L2 piuttosto che il semplice sapere

 

7. PROVA DEL TEST LINGUISTICO

Per quanto riguarda la sezione del test linguistico relativa all’ascolto, essa mira a verificare l’abilità di comprensione dell’italiano orale da parte dell’apprendente in un ambito in cui la lingua araba è quella dominante e in Italia come seconda lingua.

Per questa sezione sono state scelte attività a risposta chiusa, di tipo vero/falso (I.a) e scelta multipla (I.b), in cui la risposta degli apprendenti è effettivamente determinata solo dalla capacità di comprensione del parlato. Con un altro tipo di domande, invece , non sarebbe stata sottoposta a verifica solo l’abilità di ricezione orale, ma anche il grado di competenza raggiunta nell’abilità di scrittura.

Dei due testi scelti il secondo presenta un indice di maggiore difficoltà, in quanto l’apprendente è chiamato a scegliere tra tre opzioni e non tra due, come nel caso del primo.

Con la sezione relativa agli usi dell’italiano si intende verificare la competenza pragmatica dell’apprendente nella L2. Anche questa parte del test è costituita da un’unica attività, consistente nel riordinamento delle battute e delle repliche che compongono nove mini–dialoghi, operazione sufficiente a dimostrare il grado di padronanza delle formule linguistiche convenzionali o routine appropriate alle varie situazioni di comunicazione.

 

8. IPOTESI

Il test di cui ora si sono esposti la strutturazione, i principi metodologici e la tipologia degli esercizi mira a verificare le seguenti due ipotesi:

  • Gli apprendenti dell'italiano in contesto spontaneo sviluppano maggiormente la competenza comunicativa- come l’abilità ricettiva orale e la competenza d’uso- più degli apprendenti dell'italiano in contesto guidato..

  • il grado di raggiungimento della competenza comunicativa nella L2 sia guidato che spontaneo è direttamente proporzionale alla quantità e qualità del contatto con la lingua.

 

9. ANALISI DEI RISULTATI DEL TEST LINGUISTICO

 

9.1. I RISULTATI DEL TEST LINGUISTICO (CONTESTO GUIDATO)

La descrizione dei risultati del test linguistico sarà effettuata dividendo il campione in due gruppi, allo scopo di poter tracciare lo sviluppo dell’interlingua nel processo di apprendimento dell’italiano come lingua straniera e come lingua seconda. Uno dei motivi per cui si è pensato di costruire il test linguistico è costituito dalla considerazione che uno strumento siffatto potesse essere utile anche ai fini del miglioramento dello stesso processo di apprendimento/insegnamento, ossia agli studenti, come indicazione attendibile del livello di competenza raggiunto, ed ai docenti, per poter meglio selezionare e programmare i contenuti didattici dei loro corsi. A questo proposito si può osservare che i dati forniti dal test sono di un certo interesse. Al fine di illustrarli per motivi di praticità si fornirà per ogni sezione un quadro complessivo delle valutazioni riportate dai due gruppi e si focalizzerà l’attenzione sugli errori più frequenti. Si passerà poi a commentare quelli che sembrano più interessanti per comprendere la direzione dell’interlingua e la competenza comunicativa del campione.

 

9.1.1 LA PRIMA SEZIONE

La sezione del test linguistico dedicato all’ascolto mira a verificare l’abilità di ricezione orale dell’apprendente in un ambito in cui la lingua araba è la lingua dominante e in Italia come seconda lingua. Le attività della sezione sono state elaborate non in considerazione della loro organizzazione superficiale - complessità sintattica, ricchezza lessicale, ecc. - ma, piuttosto, in base a caratteristiche profonde, quali l’organizzazione dell’informazione, la tipologia testuale e le conoscenze necessarie per l’interpretazione. Secondo Bettoni (2001: 47), in effetti, il processo di comprensione del messaggio parlato si basa su una gerarchia universale di conoscenze procedurali che operano sulle conoscenze dichiarative dell’ascoltatore. Le conoscenze dichiarative sono di due tipi: lessicali e generali. Le conoscenze procedurali sono raccolte in tre principali componenti di elaborazione: l’uditore; il decodificatore con le sue conoscenze lessicali; con le conoscenze generali. Ogni elaboratore è visto come una serie di routine computazionali che operano sulle conoscenze dell’ascoltatore. Ogni elaboratore riceve un input e produce un output dell’elaboratore successivo.
Per quanto riguarda la Tabella A, si sono raggruppati i risultati del test linguistico in quattro gruppi per facilitarne l'interpretazione. I gruppi vanno: da 0% a 49%, (insufficiente); da 50% a 68%, (sufficiente); da 69% a 82%, (buono) e da 83% a 100 (ottimo). Dai risultati totali della prova del campione (cfr. Tabella A), emerge che, su un totale di 30 studenti, 12 studenti hanno avuto un punteggio sufficiente, 8 buono, 4 hanno raggiunto l’ottimo e 6 studenti hanno preso insufficiente.

Per quanto concerne la distribuzione degli errori, da un’attenta analisi degli item risulta che per il campione quelli maggiormente sbagliati sono il numero 1 (46%), 2 (40%) e 3 (42%), 4 (36%), 5 (43%0 per il primo esercizio delle sezione I.a; e il numero 1 (45%) e 4 (60%), 5 (52%), 6 (48%), 7 (62%), 8 (54%)) per il secondo I.b.

Per quanto riguarda la spiegazione degli errori, un possibile motivo per gli errori relativi agli item 1 e 2 dell’esercizio I.a potrebbe essere il fatto che si tratta di domande inferenziali. La stessa spiegazione potrebbe valere per gli item 1, 4, 7 e 8 del secondo esercizio, che ugualmente richiedono allo studente la comprensione di informazioni implicite nel testo. Gli studenti all’università, peraltro non sono abituati all’intonazione e alla velocità del lettore.
Nel suo complesso la sezione mostra forti carenze degli apprendenti a livello di ascolto. Questo dato sembra confermare l’ipotesi formulata nel § 8 - rispetto alle difficoltà incontrate dagli apprendenti dell’italiano come lingua straniera e rispetto alla proporzionalità diretta tra competenza raggiunta ed ore di contatto con la lingua.

Bettoni (2001), infine, a proposito dell'interlingua osserva che gli apprendenti non imparano le proprietà della L2 tutte insieme, ma procedono per gradi di approssimazione verso la L2. Questa approssimazione avviene per ipotesi, per tentativi; quindi l'interlingua, oltre a variare in diacronia perché dinamicamente tende alla L2, è anche instabile nei suoi singoli stadi. Il percorso verso la L2, tuttavia, sarebbe in larga parte comune a tutti gli apprendenti. Varierebbe, invece, parecchio la velocità con cui gli apprendenti compiono il percorso e l’esito finale che raggiungono.

 

9.1.2. SECONDA SEZIONE

Per quanto riguarda la sezione relativa agli usi dell’italiano, è anch’essa costituita da una sola attività, finalizzata a verificare la capacità pragmatico-comunicativa dell’apprendente nella lingua che sta apprendendo.

Dai risultati totali del campione in questa sezione, emerge che, su un totale di 30 studenti, 15 studenti hanno avuto un punteggio sufficiente, 9 buono, 6 hanno raggiunto l’ottimo . I risultati del campione sono molto positivi in rapporto alle ore di apprendimento. Oltre che nella motivazione, una ragione può essere individuata nel fatto gli apprendenti dell’Università di Amman già parlano almeno un’altra lingua romanza. A queste motivazioni si può probabilmente aggiungere un buon metodo di insegnamento/apprendimento della lingua italiana come lingua straniera, in particolare all’introduzione di nuovi strumenti multimediali, dal momento che si tratta degli studenti che hanno avuto un maggior contatto con l’italiano

 


I risultati

 

 

 

Frequenza

 

Percentuale

 

Insufficiente

 

6

 

20%

 

Sufficiente

 

12

 

40%

 

 

 

Buono

 

8

 

27%

 

Ottimo

 

4

 

13%

 

Totale

 

30

 

100%

 


 

Tabella A-Apprendimento guidato-I Risultati finale delle prove (la media)

 

 

 

10 RISULTATI DEL TEST LINGUISTICO (CONTESTO SPONTANEO)

 

10.1. LA PRIMA SEZIONE

Si intende verificare soprattutto le capacità ricettive attraverso esercizi di comprensione di testi orali .

L’abilità di comprensione di testi orali è stata verificata mediante due attività.
Per quanto riguarda la (Tabella B), si sono raggruppati i risultati del test linguistico in quattro gruppi per facilitarne l'interpretazione. I gruppi vanno: da 0% a 49%, (insufficiente); da 50% a 68%, (sufficiente); da 69% a 82%, (buono) e da 83% a 100 (ottimo). Dei 30 studenti cui è stato somministrato il test, Dai risultati totale della prova del campione (cfr. Tabella B), emerge che, su un totale di 30 studenti, 8 studenti hanno avuto un punteggio sufficiente, 13 buono, 8 hanno raggiunto l’ottimo e solo uno studente ha preso insufficiente.
La frequenza degli errori è stata la seguente: nel primo esercizio soggetti hanno sbagliato l’
item n.1; 4 il n.2 e 5 soggetti hanno sbagliato il n.3. Invece nessuno ha sbagliato negli item relativi all’attività di completamento. I motivi per cui la risposta n.1 dell’esercizio I.a è stata sbagliata da un gran numero di apprendenti si possono imputare al fatto che si chiede di comprendere un’informazione implicita nel testo e che si tratta del primo quesito: è più probabile che un soggetto nella prova di ascolto dimentichi ciò che è stato menzionato all’inizio.

Nell’esercizio I.b, più della metà dei soggetti ha sbagliato la risposta all’item n.1 e quasi la metà al n. 4. La difficoltà del n.1 è probabilmente dovuta al fatto che questo item richiede che il soggetto comprenda globalmente il pezzo registrato. La causa della risposta sbagliata all’item n.4 invece, può dipendere dal fatto che anche al n.3 sono stati menzionati dei numeri, che potrebbero aver confuso il soggetto. La correlazione tra i risultati linguistici e le informazioni fornite dal questionario sociolinguistico in questo caso è stata effettuata con i dati relativi alla frequenza della fruizione di radio, TV e cinema.


I risultati

 

 

 

Frequenza

 

Percentuale

 

Insufficiente

 

 

 

1

 

3%

 

Sufficiente

 

 

 

8

 

27%

 

Buono

 

 

 

13

 

43%

 

Ottimo

 

 

 

8

 

27%

 

Totale

 

 

 

30

 

100%

 


Tabella B-Apprendimento spontaneo-I Risultati finale delle prove (la media)

 

 

10.2 LA SECONDA SEZIONE

Questa sezione è volta a verificare la conoscenza degli usi pragmatici dell’italiano, attraverso un esercizio di abbinamento di battute con le rispettive repliche.

I risultati di questa attività in percentuale rivelano che 14 soggetti hanno avuto ottimo, 10 buono e il resto sufficiente.

L’esercizio, dunque, è risultato un po’ semplice per il campione, probabilmente perché si tratta di espressioni dell’uso quotidiano, che vengono imparate all’inizio del processo di apprendimento dell’italiano come lingua seconda, in quanto relative a funzioni comunicative basilari. Questo sembra confermato anche dal confronto con i dati relativi al tempo di permanenza in Italia, che mostrano come anche la quasi totalità degli apprendenti che sono in Italia da meno di un anno abbia svolto correttamente l’esercizio.

 

11. RISULTATI DEL QUESTIONARIO SOCIOLINGUISTICO

 

11.1. IL PRIMO GRUPPO ( IN CONTESTO GUIDATO)

PARTE PRIMA

Per quanto concerne il primo blocco di domande (1-2), esso riguarda, dunque, informazioni quali: identità, sesso, età, corso di studio frequentato e l’anno di iscrizione.

I dati mostrano che l'85% del campione è costituito da donne e il 15% da uomini. Riguardo all'età, il campione ha un’età compresa fra i 22 e i 23 anni. Per quanto riguarda il corso di studi, come si è detto sono studenti del Double Major dell’Università di Amman – di cui un 35% al terzo anno e il restante al quarto.

 

Un successivo blocco (3–4) di domande riguarda le informazioni relative all’apprendimento dell’italiano; le risposte rivelano che il 65% degli apprendenti ha cominciato a imparare l'italiano solo dal 2004; il 35% dal 2005. La loro motivazione più forte va ricercata nell’interesse culturale e nei motivi lavorativi (88%); seguono l’interesse verso l’Italia attuale (72%) e la percezione dell’italiano come lingua musicale (60%) o come lingua facile da imparare (48%).

Un terzo blocco di domande (5) concerne la conoscenza di altre lingue straniere, oltre all'italiano.

I dati mostrano che la totalità del campione conosce l'inglese, il 45% anche lo spagnolo e il 38% pure altre lingue, come per esempio, il francese. Come si vedrà in seguito, la ricerca ha mostrato che la conoscenza di lingue come il francese e lo spagnolo gioca un ruolo importante nel facilitare il processo di apprendimento della lingua italiana. Il 100% del campione dichiara di conoscere meglio l’inglese: il 10% di avere una competenza di livello intermedio, il 90% di livello avanzato.

 

PARTE SECONDA

La seconda parte del questionario è dedicata al contatto con l’italiano.

La prima domanda riguarda le occasioni che gli studenti hanno di parlare l’italiano. Le risposte degli apprendenti rivelano che l’ 87% lo pratica solo nel contesto accademico, il 20% nel contesto accademico e con amici italiani, il 15% solo con amici, mentre il 5% solo con parenti.

La domanda numero 2, concerne, invece, un’autovalutazione da parte degli studenti del proprio livello di apprendimento dell’italiano come lingua straniera, con specificazione dell’abilità più sviluppata. L'indagine rivela che il 55%2 pensa di aver una migliore competenza nella lettura, il 45% nella scrittura, il 28% nell'ascolto e il 24% nella produzione orale.
Le domande 3-4 riguardano il tipo e la frequenza del contatto con i media italiani. Dai dati risulta che il 44% del campione segue la TV italiana con una frequenza di 1-2 volte a settimana, e che tra i vari programmi preferisce il varietà. Solo il 26%, del campione ascolta la radio italiana, sempre con una frequenza di 1-2 volte a settimana. Tutti quelli che lo fanno, ascoltano prevalentemente programmi musicali.

Il punto 5 del questionario è relativo all’opportunità di guardare film italiani. Le risposte dei candidati indicano che il 100% del campione li vede nel contesto accademico; il 45% ha l’opportunità di farlo anche a casa.

Le domande 6 e 8 riguardano la lettura di libri e giornali italiani. Dai dati si evince che solo il 54% legge libri italiani, fatta eccezione per i libri di testo che sono naturalmente letti da tutti. La percentuale scende all’ 11% per quanto riguarda la lettura di giornali.

Il punto 9, infine, concerne gli strumenti usati per imparare l'italiano. L'indagine rivela l’uso di audiocassette da parte del 65% del campione e di mezzi audiovisivi da parte del 51% del campione. Inoltre, le risposte degli apprendenti al questionario sociolinguistico mostrano che ben il 46% del campione utilizza CD ROM per imparare l'italiano Si è avuto anche modo di constatare che ben il 100% degli apprendenti del campione utilizza anche strumenti informatici come Internet per imparare l'italiano.

 

 

11.2. RISULTATI DEL QUESTIONARIO SOCIOLINGUISTICO SECONDO GRUPPO (IN CONTESTO SPONTANEO)

Per la determinazione del campione sono stati scelti 30 arabofoni che stavano apprendendo la lingua italiana spontaneamente, in Italia, dunque come lingua seconda. Allo scopo di garantire al campione una certa uniformità, sono stati selezionati degli apprendenti con caratteristiche omogenee quanto ad età, lingue conosciute, attività svolte e grado di contatto con la lingua italiana. Per quanto riguarda la provenienza, i giordani rappresentano il 65%; il restante 35% è costituito da libanesi. Su un totale di 30 persone, quelle di sesso femminile sono solo 4. L’80% del totale risulta iscritto all0università, mentre il rimanente 20% sono lavoratori, dipendenti o autonomi.

Per definire il campione della ricerca nella maniera più precisa possibile è stato costruito un questionario atto a rilevare dati di carattere sociolinguistico.

Il questionario è diviso in due parti:

  1. una sezione destinata a raccogliere dati personali di ciascun elemento del campione, articolata a sua volta, in quattro parti:

  • dati anagrafici

  • livello di istruzione

  • lingue conosciute

  • tempo di permanenza in Italia

  1. una sezione finalizzata alla raccolta di dati relativi al contatto con

la lingua italiana, anch'essa suddivisa in quattro parti:

  1. autovalutazione del livello di conoscenza dell'italiano

  2. abilità linguistica nella quale ogni elemento del campione pensa di avere una competenza di livello più alto

  3. analisi dettagliata del contesto e delle modalità in cui è avvenuto apprendimento spontaneo

  4. rilevazione di eventuali casi di forme di apprendimento guidato oltre a quello spontaneo

 

Sulla base della prima sezione del questionario – oltre alle informazioni relative al sesso e all’attività svolta in Italia, di cui si è già detto - si è rilevato che il 13% dei componenti del campione è nato alla fine degli anni ‘70, il 70% all’inizio del ‘78, e un altro 13% all’inizio degli anni ‘80. Solo il 4%, pari ad una solo persona, risulta nato prima del 1968 .

Per quanto riguarda il livello di istruzione, il 60% possiede un diploma di scuola superiore; il 36% è laureato e il 4% (1/30) ha la sola licenza di scuola media. Si segnala che nessun componente del campione risulta essersi fermato a un livello elementare di istruzione.

Per quanto riguarda la parte dedicata alle lingue conosciute, dallo spoglio è risultato che la quasi totalità del campione conosce l’inglese con livello di competenza intermedio o avanzato e che il 33% conosce anche un’altra lingua ad un livello prevalentemente intermedio.

Al momento in cui è stato distribuito il test, il 60% degli apprendenti viveva in Italia da quasi due anni, il 33% da meno di un anno e il 7% da più di tre anni.

Per quanto riguarda la seconda sezione, il primo blocco di domande questionario (1-3) – relativo all’autovalutazione dell’attuale livello di conoscenza dell’italiano e dell’abilità più sviluppata, nonché all’eventuale possesso di una qualche conoscenza pregressa di questa lingua – ha permesso di appurare che il 30% conosce l’italiano poco, il 57% abbastanza bene e il 13% molto bene e che il 40% del campione crede di aver una migliore competenza nella lettura, il 33% nell’ascolto e il 30% nella produzione orale; solo il 3% crede di avere una migliore competenza nella produzione scritta3.

Per quanto riguarda le conoscenze pregresse, quasi il 77% non conosceva l’italiano al momento di venire in Italia; il 23%, invece, lo aveva già studiato a un livello iniziale in qualche scuola privata.

Un secondo blocco di domande, il più ampio (4-11), è volto ad ottenere unquadro dettagliato del contesto in cui gli apprendenti sono entrati in contatto con la lingua italiana e delle modalità in cui si sono sviluppate soprattutto le loro abilità ricettive.

Ai componenti del campione è stato chiesto, in particolare, qual è la loro occupazione in Italia (4), se hanno coinquilini e che lingua parlano con loro (5), se seguono programmi televisivi e radiofonici italiani, con quale frequenza e di che tipo (6-7), se sono fruitori di film, libri e giornali in lingua italiana e di che genere (8-11).

Dai dati raccolti risulta che la maggior parte degli apprendenti che costituiscono il campione sono – come si è già detto – studenti universitari, per lo più iscritti al secondo anno; della percentuale rimanente, il 14% sono lavoratori autonomi, il 10% lavoratori dipendenti. Per quanto riguarda il contesto linguistico in cui essi si trovano nella vita quotidiana, nonostante la maggior parte di loro viva con altri arabofoni (90%) e 3 componenti del campione vivano da soli, un 24% afferma di sforzarsi di parlare quotidianamente l’italiano.

Per quanto riguarda la ricezione orale via etere, dai dati si può inferire che il 60% del campione guarda la TV con una frequenza di 1-2 volte alla settimana per il 27%, di 3-4 volte per il 23% e con frequenza quotidiana il 10%. I programmi più visti sono il telegiornale, i film e i programmi sportivi. Il 57% del campione, ossia più della metà invece, non ascolta la radio. Tutti quelli che la ascoltano prediligono programmi musicali, ma la metà ascolta anche i notiziari, mentre sono pochi quelli che seguono i programmi in diretta. Circa la frequenza di sale cinematografiche, quasi il 70% vi si reca 1-2 volte la settimana, mentre il 30% non ci va mai.

Per quanto concerne, infine, la ricezione scritta, i dati dicono che il 60% non legge libri - a parte quelli di testo - né giornali. Tra coloro che leggono i giornali, il 47% legge quotidiani, il 23% legge periodici.

La parte finale della seconda sezione del questionario è costituita da una serie di domande (12-15) volte a verificare se nel campione ci siano casi di parlanti di italiano come lingua seconda che si siano avvalsi anche di una forma di apprendimento guidato e, eventualmente, con quali modalità. Dai dati risulta che più della metà del campione (53%) non ha frequentato una scuola per imparare l’italiano, mentre l’altra metà lo ha fatto solo per circa due mesi; ben pochi hanno usato mezzi audiovisivi o altri particolari materiali didattici.

 

12. CONCLUSIONI

Lo scopo di questa ricerca è come si è detto quello di confrontare e misurare la competenza comunicativa degli apprendenti arabofoni in contesto guidato in Giordania e in contesto spontaneo in Italia. Sulla base dei risultati del test linguistico e del loro incrocio con le informazioni raccolte con il questionario sociolinguistico sembra si possa concludere che l’analisi condotta abbia confermato pienamente le ipotesi formulate nel § 8.
Per quanto concerne la prima ipotesi, i risultati del test linguistico e di quello sociolinguistico mostrano che gli apprendenti dell'italiano in contesto spontaneo sviluppano maggiormente la competenza ricettive orale e d’uso più degli apprendenti dell'italiano in contesto quidato. Al fine di dimostrarlo basta fare, naturalmente, un confronto tra i risultati riportati in media dai due livelli. Dai risultati totali della prova del campione (cfr. Tabella A), emerge che, su un totale di 30 studenti, 12 studenti hanno avuto un punteggio sufficiente, 8 buono, 4 hanno raggiunto l’ottimo e 6 studenti hanno preso insufficiente. Per quanto riguarda il campione in contesto spontaneo, Dai risultati totale della prova del campione (cfr. Tabella B), emerge che, su un totale di 30 studenti, 8 studenti hanno avuto un punteggio sufficiente, 13 buono, 8 hanno raggiunto l’ottimo e solo uno studente ha preso insufficiente. I risultati raggiunti dagli apprendenti a cui è stato somministrato il test appaiono ancora più significativi se si considera che si tratta di arabofoni, cioè di parlanti di una lingua geneticamente distinta dall’italiano e piuttosto distante dal punto di vista tipologico.
Si può concludere, dunque, che l’urgenza comunicativa sembra davvero stimolare fortemente lo sviluppo del saper fare in lingua, mentre pone senz’altro in secondo piano la competenza strettamente grammaticale, il cui scarso possesso evidentemente non inficia il buon esito della comunicazione. Come mostrato dall’incrocio dei risultati del test linguistico con le informazioni fornite dal questionario sociolinguistico, l’affiancarsi all’apprendimento spontaneo di un periodo di apprendimento in contesto guidato, per quanto piccolo, permette di avere conoscenze più sicure anche nell’area strettamente grammaticale.
Inoltre, i dati raccolti sembrano confermare la seconda ipotesi, i risultati del test linguistico e quello sociolinguistico mostrano che gli apprendenti hanno raggiunto una competenza comunicativa nella lingua italiana come lingua straniera e seconda direttamente proporzionale al contatto con la lingua italiana. A questo fatto si può anche aggiungere la influenza positiva della fruizione della tecnologia (cfr. Al-Ali 2008). Questo dato è tanto più significativo se si considera la distanza tipologica tra la lingua di partenza e la lingua obiettivo. A questo vale la pena aggiungere che si ritiene che il successo del campione nello svolgimento del test linguistico sia anche riconducibile all’aggiornamento dei metodi di insegnamento della lingua straniera, in particolare all’introduzione di nuovi strumenti multimediali, dal momento che si tratta degli studenti che hanno avuto un maggior contatto con l’italiano, avendo frequentato corsi inerenti per un totale di 100 crediti. Circa la competenza comunicativa, una ragione del suo sviluppo superiore alle attese per quanto riguarda gli studenti in contesto spontaneo, i dati rilevanti potrebbero essere quelli relativi al periodo di permanenza in Italia, alla lingua parlata quotidianamente, alla fruizione di TV, radio, film, libri e giornali in lingua italiana, alla frequenza di una scuola di italiano in Italia o prima di venire in Italia, all’eventuale status di studenti. Sulla base dei dati raccolti è comunque possibile dimostrare che gli apprendenti di una L2 - hanno la possibilità di raggiungere livelli piuttosto avanzati nella competenza comunicativa in rapporto al periodo di contatto con la stessa. Si può concludere, quindi, che la seconda ipotesi risulta verificata.

 

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1 La percentuale maggiore del 100% dipende dal fatto che alcuni componenti del campione hanno scelto più di una opzione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2 Il totale superiore al 100% è dovuto al fatto che in alcuni questionari sono state scelte due opzioni anziché una sola.

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