Febbraio 2011  Supplemento alla rivista EL.LE - ISSN: 2280-6792
Direttore Responsabile: Paolo E. Balboni
L'insegnamento/apprendimento dell'italiano in Camerun. Le ragioni di una dimensione formativa di Bikitik Hyppolite Mathias

ABSTRACT

Nel mondo globalizzato la conoscenza di più lingue è necessaria per chi vuole, non solo moltiplicare le sue possibilità comunicative, ma anche integrarsi in modo efficace. Questo può essere il motivo per cui lo Stato camerunense, nella formazione degli individui, mette un accento particolare sull’insegnamento delle lingue. Tra gli ultimi arrivati nel paesaggio linguistico del nostro paese c’è l’italiano che suscita interesse in costante crescita. Per quali motivi si insegna e/o si impara l’italiano in Camerun? A quale orientamento glottodidattico ci si ispira?

 

 

1. ENTI CHE PROMUOVONO L’INSEGNAMENTO/APPRENDIMENTO DELL’ITALIANO IN CAMERUN

 

La lingua italiana in Camerun è diffusa principalmente da scuole, università, centri linguistici privati (cfr. tabella 1) e da un organismo religioso1. In questo contributo ci concentriamo su università e centri linguistici privati.

 

Città

Numero di centri

Yaounde

4

Douala

3

Limbe

1

Dschang

1

 

Tabella 1: Distribuzione dei Centri linguistici insegnando l’italiano in Camerun

 

La lingua italiana in Camerun è presente nei centri linguistici che operano in accordo con l’Ambasciata d’Italia nel nostro paese. I centri offrono una formazione mirata, visto che gli studenti si prefiggono di sostenere gli esami di certificazione CILS e CELI2. Nella maggior parte di questi centri, tuttavia, non esistono programmi definiti.

Ci sono inoltre tre università statali che promuovono la lingua e la cultura italiana in Camerun: l’università di Dschang, l’università di Yaoundé I e l’università di Maroua.

La prima offre una formazione triennale, che si conclude con un diploma detto “Licence” in Lettere, con il conseguimento di una competenza trilingue (francese, inglese, italiano). Nella seconda, invece, l’insegnamento dell’italiano si realizza mediante un corso facoltativo. Presso l’Università di Maroua la lingua italiana viene, da ultimo, insegnata all’interno di un percorso formativo che prepara i futuri insegnanti d’italiano nelle scuole secondarie. Si danno due cicli di studio. Il primo, triennale, contempla corsi di grammatica, di civiltà e cultura, di letteratura, di linguistica, di traduzione e di introduzione alla didattica dell’italiano a stranieri, più uno stage e la redazione di una tesina. Alla fine di questo percorso, la Scuola Normale Superiore di Maroua rilascia il diploma per insegnanti di licei e collegi nel primo ciclo: il DIPES I (Diplôme de Professeur d’Enseignement Secondaire, Diploma di Professore degli insegnamenti secondari). Il secondo ciclo vale come approfondimento e consente l’ottenimento del diploma DIPES II, equivalente al titolo di “Master”.

 

 

2. ATTORI DELL’INSEGNAMENTO/APPRENDIMENTO DELLA LINGUA ITALIANA IN CAMERUN

 

I docenti d’italiano operanti in Camerun possono distinguersi secondo due aspetti: la cittadinanza e la competenza, come si evince dalla tabella che segue.

 

Cittadinanza

Esperienza d’insegnamento

Diplomi

Formazione in didattica delle lingue

Mete da raggiungere da parte degli studenti

Aspetti importanti nell’insegnamento

3 camerunesi

2-6 anni

Dottorato di ricerca e laurea

1-2 anni

Conoscenze linguistiche e culturali, tecniche e abilità di apprendimento

Autonomia d’apprendimento dello studente, riflessione sulla lingua svolta dallo studente, uso del Quadro comune

2 italiani

2-14 anni

Laurea

Nessuna

Tecniche e abilità di apprendimento, conoscenze socioculturali

Varietà regionali dell’italiano, uso del Quadro comune, paragone fra elementi socio culturale con la cultura camerunense

 

Tabella 2: Informazioni sui docenti d’italiano in Camerun

 

La maggior parte è di nazionalità camerunese; le università statali si servono, peraltro, anche di cittadini italiani presenti nel paese per vari motivi. Al livello universitario, c’è una lettrice presente all’Università di Yaounde I.

Pochi soggetti, tra coloro che sono coinvolti nella docenza, godono di una solida competenza glottodidattica.

 

Per quanto riguarda, invece, il profilo dello studente, si tratta in genere di un giovane di età compresa tra 17 e 32 anni, generalmente di origine anglofona e francofona3. Lo studente tipo iscritto ai centri linguistici privati è titolare, in genere, di una maturità scientifica, mentre quello iscritto alle università e alle scuole di formazione ha seguito prevalentemente un percorso letterario.

Nella tabella 3 tracciamo il profilo dello studente d’italiano della Scuola Normale Superiore di Maroua, futuro insegnante d’italiano nei licei e collegi del Camerun.

 

Ciclo

Anno

Numero degli studenti

Competenza linguistica

Materiali usati

Licenza

I Anno

II Anno

III Anno

13

28

9

Livello A1

Livello A2

Livello A2

Materiali auto-prodotti: fotocopie, canzoni, videoregistratore e televisione, qualche volta i manuali.

Master

I Anno

II Anno

5

7

Livello B

Livello B

Materiali auto-prodotti: fotocopie, canzoni, videoregistratore e televisione ecc..,

 

Tabella 3: la ripartizione degli studenti d’italiano
della Scuola Normale Superiore dell’Università di Maroua
iscritti nell’AA 2010-2011 secondo il ciclo, l’anno e competenza linguistica

 

Da una nostra indagine, su un totale di 62 studenti dei due cicli, circa il 76% ha affermato di essere al primo contatto con la lingua italiana, mentre il 24% ha appreso l’italiano prima di entrare alla Scuola Normale Superiore di Maroua; alcuni all’università ed altri nei centri linguistici privati o presso scuole religiose.

Va riconosciuta una particolare predisposizione all’apprendimento linguistico da parte del giovane camenunense, legata in gran parte al fenomeno del plurilinguismo. In effetti, oltre al francese e l’inglese, lo studente d’italiano conosce, in genere, anche il tedesco e lo spagnolo. Questo carattere plurilingue raggiunge uno degli obiettivi principale del Quadro comune europeo, riportato come segue (Mezzadri 2004: 19-20):

 

Intensificare l’apprendimento delle lingue per promuovere il plurilinguismo portando i cittadini a saper comunicare in diverse lingue; diversificando l’offerta linguistica nelle scuole; incoraggiando e sostenendo l’impiego delle TIC; sostenendo programmi di scambio internazionale tra le istituzioni e le persone; sostenendo l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita con adeguate risorse.

 

Il plurilinguismo induce gli studenti al rispetto delle identità e delle diversità culturali, come evidenziato nel Quadro stesso (2001: 55):

 

Chi apprende una lingua straniera o seconda e la relativa cultura non cessa di essere competente nella propria madrelingua e nella cultura ad essa associata. E la nuova competenza non è del tutto indipendente della precedente. L’apprendente non acquisisce semplicemente due modi distinti di agire e di comunicare. Chi apprende una lingua diventa plurilingue e sviluppa interculturalità.

 

Per gli autori del Quadro, plurilinguismo e pluriculturalismo non sono la semplice somma delle conoscenze di diverse lingue e culture; essi si realizzano, piuttosto, quando i processi che danno vita alle diverse esperienze di apprendimento linguistico conducono l’individuo a modificare il proprio modo di apprendere, in quanto le conoscenze e le abilità comunicative acquisite in una lingua e attraverso una cultura interagiscono con le altre lingue e le altre conoscenze culturali che si stanno apprendendo o che si sono apprese.

 

Per quanto riguarda le risorse c’è da rilevare l’uso preponderante delle fotocopie e la scarsità dei libri di testo; ciò è dovuto al fatto che l’italiano non dispone ancora né di un programma ufficiale né dei manuali adatti.

 

 

3. RIFLESSIONI SULLE MOTIVAZIONI DELL’APPRENDIMENTO DELL’ITALIANO IN CAMERUN

 

In Camerun una certa motivazione intrinseca si riscontra soprattutto nel caso degli allievi delle scuole gemellate. Costoro imparano la lingua per puro piacere: non hanno formulato nessun progetto con la lingua italiana, ma la studiano perché è una lingua che suona bene, e perché la cultura italiana gode di una celebrità internazionale.

Nelle università e centri linguistici privati si può dire, invece, primeggi una motivazione estrinseca, legata alle opportunità lavorative che si intravedono nell’immediato futuro.

 

 

4. FINALITÀ E OBIETTIVI DELL’INSEGNAMENTO DELL’ITALIANO NELLA SCUOLA NORMALE SUPERIORE DI MAROUA

 

Le finalità sono considerabili come orientamenti politici che lo Stato o l’autorità politica conferisce all’educazione. Immaginiamo si possano profilare di tre priorità educative nel contesto camerunense: la consapevolezza culturale, la socializzazione e l’autopromozione.

La consapevolezza culturale

Per consapevolezza culturale intendiamo il rapporto che un individuo intrattiene con il mondo, con la cultura e prende in considerazione tre aspetti: l’inculturazione, l’acculturazione e il relativismo culturale.
L’inculturazione esprime il radicamento nella propria cultura. Si tratta per l’apprendente straniera di possedere la propria lingua e i propri reperti culturali prima di penetrare le altre. Essa, stando a Balboni (1994: 32), “definisce l’acquisizione dei modelli culturali della propria comunità (tra i quali emerge la lingua) ed è condizione necessaria per esservi accolti”. In altre parole, l’apprendimento di una lingua include necessariamente la conoscenza della propria poi arrivare a quella degli altri (Balboni 1994: 110-111): “l’insegnamento dell’italiano deve portare gli allievi all’analisi comparativa, cioè alla riflessione sui modelli culturali e sui valori della propria cultura in rapporto con quelli della cultura italiana”.
’acculturazione, invece, implica (Balboni, 1994:32) “la conoscenza da parte di uno straniero di modelli culturali necessari per socializzare in Italia”.
Una persona inculturata e acculturata dimostra una certa tolleranza nei confronti della cultura dell’altro. Tale tolleranza è chiamata relativismo culturale. Secondo Balboni, il concetto di relativismo culturale si basa sul principio secondo il quale (1994: 32) “ogni modello culturale è la risposta originale di una cultura ad un problema di natura (nutrirsi, procreare, organizzarsi socialmente, parlare, ecc.); […] va valutato in base ai parametri propri della cultura in cui si inserisce”.
Gli studenti camerunesi devono essere formati, pertanto, in modo da rispettare le differenze che la cultura italiana presenta rispetto a quella camerunense. Vanno dunque combattuti gli stereotipi ed i pregiudizi, promosse la pace fra i popoli e la tolleranza.
Lo studio dell’italiano nella Scuola Normale Superiore dell’Università di Maroua contribuirà ad allargare gli orizzonti culturali, sociali e umani dell’allievo solo se si terrà in piena considerazione il fatto che ogni lingua rispecchia i diversi modi di vivere delle comunità che la parlano ed esprime in modo diverso i dati dell’esperienza umana.

La Socializzazione

L’insegnamento dell’italiano deve portare lo studente a socializzare mediante attività comunicative che stimolano lo sviluppo delle abilità produttive. Essendo già consapevole delle realtà culturali, lo studente può, allenandosi a socializzare, perseguire i suoi obiettivi personali in qualunque situazione.

L’Autopromozione

L’autopromozione esprime l’“Io” dell’apprendente e cioè la sua autonomia nell’apprendimento.
Poiché l’autonomia di apprendimento costituisce una finalità primaria nella formazione dello studente, è opportuno che l’insegnante colga qualsiasi occasione per favorirla, offrendogli sempre maggiori spazi di decisione e di scelta. A questo fine è utile disporre di un’ampia varietà di materiali linguistici (corredati da strumenti di autoverifica), favorire l’accesso ai media audiovisivi e tecnologici che rispondano ai diversi stili cognitivi e strutturare attività comunicative diversificate che coinvolgano lo studente e lo rendano protagonista del suo apprendimento. In tal modo, il docente assume il ruolo di facilitatore per lo studente, il quale, conscio dell’obiettivo da raggiungere, può individuare modalità, strumenti e percorsi che gli permettono di massimizzare le sue capacità di apprendimento.

In sintesi, per contribuire al pieno sviluppo della personalità dell’allievo, l’insegnamento dell’italiano deve favorire la formazione umana, sociale e culturale dei giovani attraverso il contatto con altre realtà mediante un’educazione interculturale, che porti ad una ridefinizione di atteggiamenti nei confronti del diverso da sé. Tutte queste finalità permettono al giovane camerunense di inserirsi nella vita professionale (attraverso i diplomi rilasciati nelle Scuola Normale Superiore di Maroua) e di aprirsi al mondo e particolarmente all’Italia.

 

 

5. GLI OBIETTIVI DELL’INSEGNAMENTO DELL’ITALIANO

 

Gli obiettivi comunicativi dell’apprendimento di una lingua consistono essenzialmente nell’acquisizione della competenza linguistica che include tre grandi aree, nel nostro caso:

 

  • Saper la lingua italiana

  • Saper usare la lingua italiana

  • Saper integrare la lingua italiana con altri codici disponibili per la comunicazione.

 

Il saper la lingua rimanda al pieno possesso delle abilità linguistiche, primarie e integrate.

Saper usare la lingua invece allude alla piena acquisizione di competenze socio-pragmatiche.

Il saper la lingua e saperla integrare con altri codici disponibili per la comunicazione permette di associare alla competenza linguistica una serie di competenze non verbali.

L’insegnamento dell’italiano nella Scuola Normale Superiore di Maroua deve cercare di far acquisire agli studenti questi elementi senza i quali né la socializzazione né l’autopromozione né la promozione della dimensione formativa saranno possibili.

 

 

6. LA PROMOZIONE DELLA DIMENSIONE FORMATIVA

 

La dimensione formativa nell’unica scuola che forma i futuri insegnanti d’italiano impone l’integrazione delle mete educative a quelle glottodidattiche –una concertazione che chiama in causa tanto i docenti quanto il Ministero dell’insegnamento secondario

 

 

6.1. I DOCENTI NELLA SCUOLA NORMALE SUPERIORE DELL’UNIVERSITÀ DI MAROUA

 

Ai docenti sarà importante una buona organizzazione del percorso formativo al fine di operare scelte consapevoli. Per esempio, non dovrebbero lasciarsi guidare solo da un manuale a causa della scarsità del materiale didattico a disposizione, perché (Mezzadri 2005:32).

 

Il libro di testo non è flessibile quanto il materiale creato ad hoc dal docente, invecchia più rapidamente di un articolo tratto dal quotidiano del giorno, le immagini e la grafica possono risultare fuori moda dopo pochi anni dalla pubblicazione del testo. La struttura del libro di testo è rigida (...) il libro di testo tende a uniformare gli studenti, a omogarli.

 

Dovrebbero perciò ricorrere a materiali aggiornati, rinvenibili mediante Internet, per esempio.

In seconda istanza, occorrerebbe ci si lasciasse alle spalle una istanza di insegnamento a mediazione-docente per sperimentare forme di insegnamento a mediazione sociale: l’insegnante, in questo caso, si prende cura del processo di apprendimento, lo predispone, lo sostiene, lo guida. Il docente “tutor” è attento a tutte le dinamiche che possono favorire l’interazione e l’apprendimento linguistico; egli mette a disposizione del corsista la sua competenza culturale, la sua competenza pedagogica e la disponibilità umana. Deve saper animare, motivare, e allo stesso tempo dirigere sapientemente il gruppo di studio. Applicare una didattica di tipo tutoriale significa aiutare più nel metodo di lavoro che nei contenuti4.

 

 

6.2. IL MINISTERO DELL’INSEGNAMENTO SECONDARIO E L’AMMINISTRAZIONE DELLA SCUOLA NORMALE SUPERIORE DI MAROUA

 

Il Ministero dell’Insegnamento Secondario in Camerun dovrebbe controllare i programmi e i manuali per assicurarsi della loro adeguatezza con le attese del governo sulla formazione dei suoi cittadini e l’adeguatezza con le norme internazionali. Alla vigilia dell’integrazione dell’italiano nei licei camerunensi, il Ministero dell’Insegnamento Secondario dovrebbe avviare una fase di collaborazione, preparando i programmi e manuali, e assegnando una cura particolare alla formazione dei futuri docenti di italiano.

 

 

7. CONCLUSIONE

 

Il presente contributo nasce dalla necessità di ridefinire e pianificare, da parte di più attori e secondo un modello di riferimento consolidato, la pratica della formazione e della docenza di cui in tempi recenti la Scuola Normale Superiore dell’Università di Maroua ha assunto un ruolo di guida e di riferimento.

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

BALBONI P. E., 1994, Didattica dell’italiano a stranieri, Bonacci. Roma.

 

BANZATO M., MINELLO R., 2002, Imparare insieme. Laboratorio di didattica dell’apprendimento cooperativo, Armando, Roma.

 

COUNCIL OF EUROPE, 2001, A Common European Framework of Reference for Languages: Learning, Teaching, Assessment, CUP, Cambridge.

 

COUNCIL OF EUROPE, 2002, Quadro Comune Europeo di riferimento per le lingue: apprendimento, insegnamento, valutazione, La Nuova Italia, Firenze.

 

MEZZADRI M., 2005, La qualità nell’insegnamento delle lingue straniere, Guerra, Perugia.

 


1 Si tratta del movimento dei focolari fondato da Chiara Lubich nel 1943 che si è sistemato in Camerun a Fontem, città capoluogo del dipartimento del Lebialem, nella regione del Sud-Ovest. Qui fra cure mediche, insegnamenti generale e tecnico, attività industriali e messaggio di pace e speranza, il movimento diffonde la lingua e cultura italiana, lingua di origine della fondatrice e anche lingua ufficiale del Movimento. Questo movimento ha favorito la cooperazione fra istituzioni scolastiche camerunensi e quelle italiane [per esempio tra SIR (Scuole in Rete di Roma) e LATS (Lebialem Association for Twining of Schools), tra il liceo Giordano Bruno di Roma e il Liceo Classico di Dschang].

2 Le sigle CELI e CILS significano per la prima Certificato di conoscenza della Lingua Italiana; e per la seconda sigla Certificazione di Italiana Lingua Straniera.

3 Nel 1961, dopo l’unificazione del Camerun occidentale al Camerun orientale, il francese e l’inglese sono state scelte come lingue ufficiali con pari importanza.

4 Insomma, l’insegnamento dell’italiano nella Scuola Normale Superiore di Maroua ha bisogno, per la sua dimensione formativa, di promuovere la figura del docente “tutor”, che si caratterizza per la capacità di costruire insieme agli studenti il percorso formativo: l’accoglienza e la costruzione/stipula di un patto formativo sono momenti centrali della sua funzione. In tal senso il momento iniziale di un intervento formativo riveste una particolare importanza. Fondamentale è anche l’adozione di strategie di insegnamento efficaci: chiarezza, uso di un linguaggio tecnico adeguato alle conoscenze degli studenti, attenzione nei confronti dell’utenza, capacità di stimolare, sincerità, utilizzo delle domande come strategie di ricerca, disponibilità ad aiutare, puntualità, abilità di “correggere” tramite modi opportuni che non risultino lesivi della sensibilità individuale (cfr. Banzato, Minello 2002).

 

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