L’insegnamento veicolare delle lingue e il CLIL: una nuova frontiera per la glottodidattica.

L’insegnamento veicolare delle lingue e il CLIL: una nuova frontiera per la glottodidattica.

Autore: 

Rivista on line www.glottodidattica.net
Università di Bari, 1/2007

Mirco Magnani, nel suo saggio pubblicato nella rivista elettronica www.glottodidattica.net curata da Patrizia Mazzotta e Giorgio Cardona dell’Università di Bari, analizza il CLIL nelle sue potenzialità glottodidattiche e formative. A differenza degli approcci glottodidattici tradizionali, che, secondo l’autore, non consentono di raggiungere gli obiettivi formativi richiesti dalla scuola moderna, come richiesto dagli standard europei, CLIL rappresenta il moderno presente e il futuro dell’insegnamento europeo, consentendo il contemporaneo raggiungimento di obiettivi linguistici, disciplinari ed educativi-formativi. Infatti, il CLIL consente di superare i limiti del metodo comunicativo mettendo il discente in condizioni di agire in modo efficace in contesti comunicativi reali. Il CLIL ottimizza l’intervento didattico, consente agli allievi di compiere significative esperienze di uso autentico della lingua, permette processi cognitivi complessi con il conseguente sviluppo delle thinking skills. Integrated e la parola chiave del concetto di CLIL perché ben corrisponde alle sue finalità: integrare l’acquisizione dei contenuti disciplinari con il corretto apprendimento della lingua obiettivo. Integrato tra contenuto e lingua è però nel CLIL non solo l’insegnamento, bensì anche la programmazione, la metodologia, la realizzazione e anche la valutazione. Per poter individuare una data di riferimento per fissare la “nascita” del CLIL, l’autore cita l’esperienza canadese della metà degli anni ’60, che rappresenta l’unica grande sperimentazione legata all’insegnamento veicolare (principalmente in situazioni di immersione), diversificata nelle realizzazioni, ed anche monitorata su larga scala. I presupposti teorici del CLIL si ritrovano nel concetto di acquisizione linguistica di Krashen, cioè un apprendimento fondamentalmente spontaneo dovuto al contatto con la lingua obiettivo e al suo concreto uso. L’insegnamento veicolare, infatti, fonda i propri presupposti teorici sulla convinzione che sia possibile riprodurre i meccanismi di apprendimento linguistico spontaneo tipici dei bambini anche in situazioni scolastiche laddove i discenti vengono posti in contatto, più o meno forte, con la lingua da apprendere. Puntare, però, solo sull’acquisizione spontanea della lingua obiettivo mediante il semplice contatto con essa non è sufficiente, come è stato dimostrato dalla ricerca scientifica, e non è efficace in termini di risultati scolastici. Per superare questo problema, l’autore dà alcune indicazioni di tipo organizzativo e operativo, ricordando che oltre alla quantità di esposizione alla lingua, non si deve trascurare la qualità dell’intervento didattico.

pdm2k@libero.it
Università di Venezia

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