La lingua come cultura

La lingua come cultura

Torino, UTET Università, 2009
RECENSIONE

Nel volume “La lingua come cultura” sono raccolti alcuni dei lavori, presentati da studiosi di chiara fama, all’interno del Seminario Permanente allestito presso il Dipartimento di Scienze umane per la formazione “Riccardo Massa” dell’Università di Milano Bicocca. Avviato con l’intento di rimanere attivo, il Seminario Permanente si propone di indagare e approfondire quei fenomeni quotidiani dell’esperienza comunicativa umana, fenomeni interconnessi inevitabilmente ai contesti sociali e culturali nei quali e con i quali si definiscono. I contributi ai lavori del Seminario, nonchè i saggi ad essi connessi, sono qui ordinati intorno ad un unico “nucleo concettuale”: l’antropologia linguistica o linguistica antropologica. Scienza che, tenute vive le diversità d’approccio, indaga sul significato culturale dei fenomeni di comunicazione. “In forma sintetica: i fatti della lingua non si possono spiegare solo all’interno della lingua” scrive Gnerre in questo volume. Partendo da questo assunto, condiviso con scienze diverse, l’antropologia in questo caso, il volume cerca spazi di approfondimento per un tema fragile quanto lo è la sua stessa definizione: il confine. il confine tra sistemi linguistici per ciò che concerne l’intervento di Berruto (cfr. scheda BIG), o di Confini invisibili per ciò che concerne Cristina Canobbio (cfr. scheda BIG) che individua una definizione d’identità attraverso il poter dire e il non poter dire. Tema, quello dell’identità, strettamente connesso con ciò che noi percepiamo essere il contatto, se condivisione o separazione. Così come Carli pone l’accento su un confine non visibile, benchè fortemente percepibile tra est e ovest nel cuore della nostra contemporanea Europa. Lingua, cultura e identità sono difficili da separare e individuare come autonome. Ruth Finnegan affronta l’analisi, sempre correlandosi al tema della contiguità, dell’oralità indissolubile dal suo contesto, dove con molta evidenza la parola è intesa solo come uno dei fattori che compongono l’interazione, capace però di rompere quei confini e le differenze fra i membri di una comunità. Duranti propone invece una riflessione fra un confine non sempre esaminato, quello fra il ricercatore e il suo “materiale” di studio, dove quest’ultimo, è importante ricordarlo, è composto da esseri umani con i quali si stabiliscono rapporti dei quali tenere considerazione. Il confine, come tema di riflessione presente nei saggi qui raccolti, è letto attraverso le singole posizioni teoriche di diversa estrazione scientifica, ma ne conferma la centralità come tema contiguo fra discipline.

cleliacapua@gmail.com
Università Ca'Foscari Venezia

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